E' dunque il fattore economico quello che bisogna considerare, unitamente al fattore umano. Prevedo la facile obiezione. Appunto per modificare il fattore econo1nico si dà vita a certi esperimenti. In altri termini, è il vecchio dilemma dell'uovo e della gallina. Non mi sembra che il problema sia esattamente impostato. Nessuno obbliga a cominciare il riscatto del Sud nelle situazioni meno favorevoli, ed anzi più proibitive. Lo si può intraprendere, pur non intensificando l'industrializzazione di Napoli o Palermo - il che porterebbe ad aumentare lo squilibrio fra queste (e poche altre) città e le restanti regioni meridionali - bensì individuando le zone meritevoli, per condizioni ambientali, fattori naturali, vie di comunicazione, presenza di attrezzature di portata generale, ecc., di uno sforzo coordinato e deciso. Pre11dere a caso un paesello come Praja o Maratea ed eleggerlo a sede di un esperimento che dovrebbe segnar l'inizio di una nuova via, è quanto meno arrischiato. E non è giustificato ~ttribuire la colpa del non felice esito alla mentalità, all'ignavia, al misoneismo degli indigeni. Senza dubbio vanno di pari passo educazione civile e progresso sociale, ma proprio per questa concomitanza non si può chiedere a chi sia del tutto estraneo a qualsiasi manifestazione di organizzazione aziendale, di meccanizzazione ed automazione, di lavoro standardizzato ed impersonale, di essere aggiornatissi1no in materia di rapporti tra i due sessi nell'ambiente del lavoro, di contratti collettivi, di orari, di disciplina aziendale, ecc. Bisogna cominciare dalle fondamenta, e come il contadino a grado a grado si stacca dalla zappa, dall' « aratro a chiodo n, dal traino animale, così l'apprendista perde la diffidenza e la prevenzione verso l'imprenditore, il lavoro a catena, le nuove gerarchie. Si parla molto dell'area di sviluppo industriale Taranto-Brindisi, senza per altro conoscere nemmeno le caratteristiche schematiche del « piano n. Evidentemente, esso dovrebbe basarsi sui due pilastri rispettivamente del grande impianto siderurgico IRI e del complesso Montecatini, intorno a cui le attuali risorse (e ve ne sono: anche se non floridissime) avrebbero modo di potenziarsi e moltiplicarsi. Taranto e Brindisi dispongono già di scuole professionali, di un ceto operaio, di artigiani numerosi e provetti, di impianti sociali (alberghi, ospedali, scuole), di porti e stazio11i ferroviarie con le attrezzature relative, anche se inferiori - specie quelle di Brindisi - ai compiti futuri. Taranto e Brindisi, con la serie dei comuni intermedi e circostanti, costituiscono senza dubbio una scelta idonea, e così anche altre località: ma non si creda che tutto lo spazio che separa i due capiluogo (ch'è di circa 70 km. in linea d'aria) possa diventare un solo cantiere, e che Francavilla, Grottaglie, MeBibliotecaginobianco [44]
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