è voluto porre l'accento sulla cattiva volontà degli uomini meridionali a cui va attribuita la responsabilità dello stato in cui si trova il Sud~ Si è detto che le clientele, il rassisrno paesano, la mafia e la camorra prosperano perchè chi subisce non intende ribellarsi e sostituirvi un ordine nuovo, ma aspira solo a far parte della cerchia ristretta dei privilegiati, appur1to, delle clientele, del rassismo, della mafia e della camorra. E si è scritto che l'ambiente umano del Sud costituisce l'ostacolo maggiore che i «pionieri>> dell'industrializzazione devono superare. Noi non contesteremo che una parte di vero ci sia in queste affermazioni, che il ritmo della vita civile nel Mezzogiorno sia ancora lento, che l'analfabetismo e l'emigrazione degli ingegni siano un dato passivo della situazione meridionale, di cui bisogna fare il massimo conto. Ma ciò vale per tutti i meridionali? Le difficoltà che gli industriali del Nord che hanno aperto stabilimenti a Maratea o altrove sono tutte da attribuire alla « cattiva » volontà dei meridionali? O il discorso da fare è invece un altro, certamente meno semplicistico di quello che di solito hanno dato quegli inviati speciali che hanno voluto «colorire>> alcuni casi di interventi industriali del Nord? Anche noi dunque, vo,rremmo prendere in esame qui, uno di questi casi, uno dei più noti, e trarne alcune considerazioni che ci sembrano più pertinenti. Un grande industriale del Nord decide coraggiosamente di impia11tare, con gli aiuti, gli «incentivi», i finanziamenti della Cassa del Mezzogiorno, uri lanificio a Maratea, località meravigliosamente bella sita in Lucania, sul breve tratto di Mare Tirreno che bagna quella regione, ultima fra tutte le consorelle in fatto di industrializzazione. Ma, a parte il paesaggio, nulla o quasi offre la località. E men che mai a un imprenditore: non maestranze, non scali, non quel nucleo di artigiani che « debbono» circondare ed integrare ogni attività industriale. Personale specializzato non ve n'è, e non vi sono scuole professionali per formarlo; l'analfabetismo e la miseria sono diffusissimi; manca qualsiasi attrezzatura sociale per i tecnici che scendono dal settentrione. Costruito l'opificio dopo non poche fatiche e remore, vi trova occupazione un certo numero di operaie, ma naturalmente tutti i « quadri >>restano coperti da uomini di altre regioni, a disagio in un paese sprovveduto di tutto ciò che per loro è ormai connaturale, che non fraternizzano con la popolazione locale da cui sono divisi dalla lingua, dai costumi, dal tenore di vita. Tutti sappiamo di altre iniziative felicemente avviate, e rifacendoci alla storia della industrializzazione meridionale rammentiamo numerose e fortunate intraprese straniere: inglesi, belghe, tedesche, francesi, svizzere. Ma per insediarsi avevano scelto un ambiente più propizio, che offriva un minimo di condizioni favorevoli, cioè quel tanto di infrastrutture tecniche e sociali da consentire un certo affidamento di riuscita, E le previ&ioni non si SQP.Q d~- mostrate errate. [43] · ibliotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==