Nord e Sud - anno VI - n. 58 - settembre 1959

riportate, sono i primi a riconoscere che « parecchie cose cambierebbero se si conoscessero gli avvenimenti dal 1920 al I945 ». Abbiamo fatto più di una riserva finora su queste testimonianze di gio .. vani, ve ne è ancora una e che investe anche le considerazioni che siamo venuti facendo: si tratta dell'assenza di precedenti dati comparativi, o almeno della loro eterogeneità rispetto a quelli di cui ci siamo occupati. Noi discutiamo della « diversità » di questi giovani di fronte agli anziani; ma nel parlare di questi ultimi noi non ci serviamo certo di tabelle sociologiche o di conversazioni « campione », ci serviamo di un giudizio storico, e nella storia si sa che i ragionieri che contano di mettere su famiglia il più presto possibile non occupano molto posto. Oggi noi siamo in grado di sondare le opinioni, le credenze di masse restate finora al di sotto della storia, e di masse per di più in età acerba, in formazione. Il pericolo più grave dal quale ci si deve guardare è quello delle diagnosi affrettate, di cogliere una realtà che noi battezziamo nuova, rispetto a quelle· cl1e l'hanno preceduta, solo perchè noi per la prima volta la esploriamo. Ricordiamoci che certa sociologia e gli « incontri con i giovani » sono nati ieri. ANTONIO p ALERMO I meridion~li e gli altri Il crescente interesse per i problemi dell'i11dustrializzazione dell'Italia meridionale si manifesta, da qualche tempo in qua, con la pubblicazione di « servizi », di inchieste, di opinioni, di polemiche sui maggiori organi della stampa nazionale. Nel complesso, il giudizio che si può dare sugli articoli e sui servizi dedicati al Sud soprattutto dalla grande stampa del Nord è quasi sempre positivo: c'è in effetti, negli scritti dei migliori giornalisti italiani che affrontano oggi un tale argomento, un desiderio di capire, di rendersi conto dello stato reale delle cose, che fa certo onore alla loro intelligenza e serietà professionale: sono lontani ormai i tempi in cui, salvo qualche lodevole eccezione, l'inviato speciale poteva essere confuso con l'agente pubblicitario di qualche ente pubblico, o veniva puntualmente nel Sud a scoprire la civiltà contadina. Ma se lo spirito con cui oggi si scrive di cose meridionali è i11dubbiamente più realistico, non si può dire che spesso pregiudizi ed equivoci, difetto di informazione e superficialità non affiorino anche dai « servizi n di giornalisti seri, che affrontano con simpatia e viva partecipazione i problemi dello sviluppo economico e civile dell'Italia meridionale. Si prenda, ad esempio, quello che si è scritto recentemente sulle difficoltà che i « pionieri >> del Nord incontrerebbero nella loro attività di industriali a Maratea, a Cetraro, a Siracusa. N ~i « ~ervizi >> ~ e nelle discussioni çhe sQno seguiti ~ui giornali~ si Bibliotecaginobianco [42]

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