Nord e Sud - anno VI - n. 58 - settembre 1959

Naturalmente, ci s0110 poi considerazioni di carattere regionale, limi .. tanti, cioè, il « ritratto di generazione » che vien fuori da queste risposte a quei confini geografici entro i quali si è svolta l'inchiesta. Ma queste ci pare che debbano pesar meno rispetto a quelle sulle percentuali. Non è certo il lamentarsi sul « provincialismo », sull' « angustia mentale » degli anziani, ecc. che distingue i giovani delle Marche da quelli, poniarno, della Campania. Né è l'irr1maturità, se non insensibilità politica, a dare loro una nota individuante. O, infine, non sono le ansie per il loro avvenire che li contraddistinguono. Innegabilmente vi è l'eco di fattori locali nelle risposte di questi giovani e spesso co11un peso determinante, ma non in una direzione univoca. Potremo trovare, p. es., un forte sentimento religioso nato come reazione all'ambiente anticlericale, e potrà essere questo lo stato d'animo di un giovane della Romagna; oppure proprio l'opposto: ci accadrà di imbatterci in un arrabbiato « gl1ibellino » nel cattolico Veneto. Sono eccezioni, e ben lo sappiamo. Abbiamo voluto citarle però allo scopo di mostrare come l'influenza dell'ambie11te, che c'è, non sia da interpretar con un criterio angustamente deterministico. Son da tenere nel dovuto conto, qui11di, i fattori locali, ma insieme si può vedere in queste risposte di giovani delle Marcl1e, della Romagna, dell'Emilia, del Veneto quanto di « nazionale » vi è in e~se. Il ritratto di generazione che ne esce è sconcertante, e per più di un motivo. Il primo, diremmo, è l'assoluta serietà, o meglio, forse, seriosità, di cui questi giovani danno prova. Può es ere un dato positivo; ma quando essa si traduce, poniamo, in nient'altro, o quasi, che una sdegnosa condanna del1' « emporio di seminudità sporgenti » dalle edicole dei giornalai - sono al massimo ventenni che parlano, non dimentichiamocelo -, confessiamo di r1on esserne entusiasti. E Jo siamo ancot meno quando, come accusa numero uno verso gli anziani, ascoltiamo: « Ma quello che mi esaspera è il sentir condannare questa gioventù moderna da quei genitori che no11hanno saputo, proprio loro, educare i figli, che li accontentano in tutti i capricci, che li abbandonano a istitutori o istitutrici o li ficcano in collegio per non avere preoccupazioni, che non trasmettono loro solide concezioni religiose e morali, che non Ii controllano nei loro divertimenti, letture, amicizie ... » (p. 109). Diciamo francamente che dei giovani cl1e si dolgono della propria libertà - lasciamo stare il collegio - davvero non ci piacciono. Né ci piace il fatto che tanti di essi insistano sulla «comprensione» di cui si sentono privi in famiglia come a scuola e che, se spesso è una richiesta più che legittima, altrettanto spesso è solo uno scarico di responsabilità. Viceversa, l'autentica nota nuova, e da sottolineare accuratamente, è quella che potremmo chiamare del « crollo delle illusioni ». Si può dire--élav• vero che nessuno di questi giovani « d~izzi la prora e salpi verso il mondo 1>, [39] ibliotecaginobianco

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