Nord e Sud - anno VI - n. 58 - settembre 1959

mento del Risorgimento. Egli era come i protagonisti dei « Momenti di vita di guerra» di Adolfo Omodeo, il vir bonits che combatte la buona guerra pensando alle intermesse opere di pace e che della patria e della nazione ha non una chiusa nozione vitalistica, ma un'idea generosa, in cui vibra ancora il messaggio mazziniano, in cui già brilla il miraggio della coinè europea. E come era stato un combattente senza retorica, così fu un a11tifascista senza retorica. Nessuno gli ha mai sentito dire: « io, che 110 combattuto volontario allora e che, per il fatto solo d'essere triestino, ho rischiato ad ogni istante la condanna alla fucilazione da un tribunale austriaco ... »: ,~ nessuno l'ha mai udito ricordare con iattanza il suo antifascismo militante, la sua partecipazione alla Resistenza. Non è soltanto una questione di stile: è. questione di schiettezza e di intensità di passione morale. È a queste cose appunto che si riconoscono i maestri. Antoni fu antifascista innanzi tutto per bisogno di verità. Nessuno poteva conoscere meglio di lui la falsità della retorica patriottarda del fascismo, gli autentici valori nazionali che questa retorica degradava a strumento di propaganda per la tirannide. Opporsi alla dittatura senza accettare con essa compromesso di sorita fu, dunque, per i\.ntoni un modo di restare fedele a quel binomio di 'libertà e patria', a quella concezione umana della nazione, per cui aveva combattuto nel '15-'18; anzi fu un modo di continuare quel medesimo combattimento. E noi-i era certo a caso che in uno dei suoi libri più maturi e più belli egli studiasse la « lotta contro la ragione » dei primi romantici tedescl1i da lvioser ad Herdeti: che era un modo di studiare altresì uno dei mo1nenti più significativi, nella sua ambiguità, della storia dell'idea di nazione. La storiografia era per lui conoscenza pura (questo concetto sarà ribadito ancora nel suo ultimo libro) ed egli era stimolato ad indagare i pr,imordi dello storicismo europeo proprio dal fallimento filosofico che aveva potuto constatare studiandone, in un'opera precedente, l'epilogo. Ma alla genesi del libro v·era anche u11bisogno di cl1iarificazione politica. l\!IaAntoni fu antifascista anche, se non soprattutto, per amore di libertà, per amore di ciò che nel suo ultimo libro egli doveva chiamare « il valore assoluto dell'individuo ». E chi legge certe pagine della seconda parte dellJ. « Restaurazione del diritto cli natura » intende subito come qui s'incontrino 5enza sforzo e senza contorsioni ristinto dell'uomo e la dialettica del filosofo. Passione di libertà, tuttavia, che si poteva già indovinare negli scritti precedenti, in quelli, per intenderci, tra il '39 e il '43, e che era la molla vitale ùella miìitanza antifascista di Antoni. E finalmente vorremmo ricordare la lezione che viene dal suo ritirarsi dalla vita politica attiva all'indomani del '45-'46. Antoni, che aveva contribuito a fondare il partito liberale, non volle essere un politico di punta, e da allora innanzi compiè i suoi doveri di cittadino con religioso impegno, ma anche con la riservatezza di chi sa di avere ·una vocazione ed una profes- [37] ì -Bibliotecaginobianco

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