logica del resto ancora criticamente vacillanti. Per l'urbanistica italiana è forse giunto il momento di una maggiore se- . ' . . ver1ta critica. Il libro del Samonà è appunto un ottimo strumento per farci ripensare in modo nuovo ai problemi in questione : se, infatti, il più vasto pubblico vi ritrova solo una eccellente sintesi, metodologica1nente corretta, lo specialista è da esso costretto a riproporsi, sovente in nuova forma, problemi da lui ritenuti già risolti in maniera adeguata. Il motivo conduttore del libro, come si avverte molto bene fin dalle primissime pagine, è che la città - e più precisamente la città europea - ha un suo sviluppo interiore, una sua forma peculiare che il tempo e la tradizione hanno plasmato in maniera coerente, seppur attraverso le fratture e le soluzioni parziali di continuità che il passaggio di epoca in epoca ha reso necessarie; questa continuità non si estrinseca solamente nei valori figurativi o architettonici, ma nel concreto ritmo di vita, che in ogni determinata città assume un aspetto ben caratterizzato da cui non si può prescindere nella successiva pianificazione, se non si vuole distruggere appunto il tessuto, le maglie strutturali della città stessa. Tale posizione è eminentemente critica di fronte ad alcune tendenze e teorie urbanistiche assai in voga in questo dopoguerra, per le quali il punto di attacco è sempre la svalutazione delle soluzioni urbanistiche ottocentesche, caratterizzate come è noto dalla « cristallizzazione » dei valori etici, sociali e politici della città . nel centro direzionale sovrappostosi con massiccia « brutalità >> ai vecchi centri storici, mentre la periferia veniva abbandonata ad un destino di progressivo sfacelo e corruzione, o se non altro di appiattimento e di disintegrazione. Va riconosciuto, certo, che la cr1t1ca alla città ottocentesca, susseguita al rapido inurbamento causato dalla rivoluzione industriale della fine del secolo VIII, e risaliente come è noto già al secolo scorso, ha un suo aspetto positivo. « Con questo tipo di critica, ribadisce esattamente il Samonà, ha inizio la moderna urbanistica sul nascere del secolo passato. È interessante rilevare, infatti, che le osservazioni sulla città in continuo rivolgimento e sviluppo, pur essendo di carattere particola:-e, costituiscono il nucleo originario di osservazioni sempre più estese sui fenomeni urbani, che per la prima volta insegnano a vedere la città dal di dentro, nelle molteplici manifestazioni della sua attività, creando così il primo contesto di una disciplina urbanistica gradatamente più consapevole dei suoi compi ti e delle sue funzioni >> (pag. 5). Naturalmente il dato da cui secondo il Samonà non si può prescindere non va inteso naturalisticamente ma storicamente, ed è la visualizzazione di un complesso sistema di valori storici e sociali, ai quali è sempre possibile risalire partendo proprio dalla descrizione fenomenologica del tessuto della città. Questo tipo di indagine o « lettura >> urbanistica, che non si identifica perfettamente con quello nato al principio del secolo scorso ma che da esso ha origine, ed i suoi massimi rappresentanti nel Geddes e nel Mumford, è assunto dal Samonà a criterio sufficientemente valido di analisi; esso però - ci sembra - non va esente da alcune possibili forzature, poichè spesso può divenire un sempHce gioco i.ntellettualistico il [121] Bibliotecaginobianco
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