tndine dei persoriaggi lampeditsiani spinti verso l'ultima trincea) la morte) e un motivo infinitamente più <<moderno» e <<attuale» e pi·ù legato ai filoni della grande letteratura psicologica europea) di tutti quanti i personaggi e gli umori e i tentativi che la collana dei « Gettoni» ed altre consimili, hanno cercato di rendere) invano) familiari presso il pubblico e la cultura del nostro paese. Come ha già avvertito il PampaloniJ se Vìttorini la mette su questo piano) e identifica) sulla base di esempi niente affatto probanti, avanguardia letteraria e progresso la partita per la «sinistra», la sua sinistra è chiusa a tutto vantaggio del « Gattopardo >>. Ma questi termin{ sono completamente arbitrari: noi preferiamo credere) anzichè a queste inesatte classificazioni, alla facoltà che i buoni scrittori harinoJ e gli altri non hanno) di rappresentare con efficacia ciò che vogliono rappresentare. E il Tornasi di Lampedusa ha mostralo sufficientemente di avere questa facoltà. Tutto il resto conta poco. Più marginali) anche se non meno a pri di quelli del Vittorini e dell' Alicata, i rilievi mossi dal Falqui (sul Tempo, del 30 maggio scorso). L'accusa da lui rivolta principalmente al « Gattopardo » è di essere un corteggiamento della morte, di avere una slritllura 1norale inerte e di essere infine estraneo ai temi della narrativa attuale. A dire il vero) a prescindere dal fatto che il corteggiamento della morte da parte del principe Fabrizio di Salina non è affatto un sentimento inerte ma sibbene drammatico e espressivo di una disperazione autentica e profonda, ci meraviglia non poco che il Falqui affermi l'estraneità del Lampedusa rispetto alla moderna letteratura) quasi ignorando che alle più alte espressioni di questa (tra cui pitrtroppo non ci è dato annoverare i romanzieri italiani contemporanei) 1na questo non è colpa nostra o del Tornasi di Lampedusa) sono tutt'altro che estranei z 1notivi della morte) della solitudine, dei ricordi) del tempo perduto) ecc. passeritemente realizzati) specie nei capitoli I, VI) VII, del «Gattopardo». E la stessa negatività che circola nel libro) non attinge (con la precisione e l'aderenza che al Tornasi di Lampedusa provenivano dall'essere. lettore puntiglioso e ,uomo di fine cultura) il clima morale della stessa letteratura europea cui sopra ci riferivamo? Merita risposta anche il Botta., per la parte originale delle obiezioni che avanza, dove definisce l'autore del << Gattopardo » un fine letterato e basta, un uomo molto informato circa le moderne esperienze e tecniche narrative, quasi finendo per sostenere che il libro uscito dalla penna di un siffatto autore, sia una « mélange de tout», in cui è possibile ritrovare tracce delle disparate letture fatte dall'autore stesso. Ciò è vero) naturalmente, e forniamo alla fatica filologica del Botta alcune. indicazioni che la integrano. Non manca infatti qualche cenno, nel romanzo., che possa ricordare la figura del beltramelliano cavalier Mostarda e addirittura qualche i1nmagine che sembra presa dall'ultimo Landolfi (« Ottavio di Saint Vincent ») come quando, du- -[117] ·ibliotecaginobianco /-
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