Nord e Sud - anno VI - n. 57 - agosto 1959

che sono proprie deiie società private concorrenti; 3) che ii costo di un giornale non può essere valutato con criteri strettamente contabili, così come non si può considerare in pura perdita la spesa della pubblicità giacchè nell'uno e nell'altro caso si tratta di spese la cui produttività è certa, anche se non la si può misurare con esattezza, soprattutto in breve periodo. Sono affermazioni, per la verità, che non convincono appieno, anche se spiegano il comportamento dei vari governi succedutisi dal '56 ad oggi; esse, tuttavia, trovano 1notivi di giustificazione in una situazione del tutto particolare, che Mattei, nella stessa intervista, non ha mancato di rilevare e che pone sotto una luce ben più persuasiva quelle affermazioni. « Anche le aziende industriali di cui è proprietario lo Stato n ha osservato il presidente dell'ENI « hanno una politica da difendere: la politica che può avvantaggiarle. C'è poi un'altra esigenza da prendere in considerazione: quella di informare l'opinione pubblica di ciò che fa, di ciò che realizza l'industria statale. Chi la informerebbe, se la grande stampa d'informazione, anche se non è asservita ad interessi privati, è indiscutibilmente orientata in senso tutt'altro che favorevole all'industria di Stato e non dà in questo - campo serie garanzie di obiettività informativa e divulgativa? >> Il caso de Il Giorno - è la tesi, sostanzialmente valida, dell'on. Mattei - costituisce, in definitiva, niente altro che un modesto correttivo alla pressione che i giornali agli ordini dei monopoli esercitano su milioni di lettori: ed è, da questo punto di vista, giustificabile. Ma il problema posto all'inizio di questa nota non può dirsi per questo avviato a soluzione; anzi, esso è venuto via via complicandosi per i suoi fitti e complessi legami con tutti gli aspetti della vita politica del nostro paese. « Se la democrazia italiana deve avere una stampa ad esclusivo servizio di interessi privati, vogliosa di manipolare l'opinione pubblica, così come manipola mille altre cose, è comprensibile, anche se non ammissibile, che ciascuno, in questo clima di arbitrii e di soprusi aperti o mascherati, si difenda come può: il ministro Ferrari-Aggradi non ha il diritto di consegnare la testa dell'ENI a nessuno, in nome di un principio di obiettività democratica, che nessuno rispetta e che ha il carattere di una formidabile ipocrisia. Se, invece, si è disposti a ragionare pacatamente e obiettivamente sulle degenerazioni che hanno luogo da ogni parte, nel campo delicato della stampa e dell'informazione, chiunque ci può trovare al suo fianco, in questa giusta e concreta battaglia moralizzatrice>>: questa era la conclusione del citato editoriale de La Voce Repubblicana. Siamo dunque in presenza di una vera e propria alternativa, che nel corso. della polemica è venuta a poco a poco assumendo un :rilievo sempre magg10re, fino a costituire il punto centrale del dibattito promosso dalla sinistra democratica. [80] Bibliotecaginobianco

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