un'inchiesta parlamentare come quelia compiuta nei '47 ln Inghiiterra, per iniziativa delle stesse associazioni professionali dei gio rnalisti, non poteva ovviamente rientrare nei piani di Sturzo e della Confin dustria. Dalle discussioni che seguirono al Senato, durante le qua li si parlò esclusivamente della questione de Il Giorno_, emersero alcuni dati di fondamentale importanza, partendo dai quali la polemica non poteva non estendersi alla considerazione ben più ampia di tutta la situazione italiana: fu accertato, prima di tutto, che il quotidiano milanese apparteneva non più all'editore Del Duca, ma alla societa SOFID del gruppo ENI, senza però che si riuscisse a stabilire il momento esatto del passaggio di propriet à, per una serie di deplorevoli contraddizioni tra le dichiarazioni rese a suo tempo dal Presidente del Consiglio Zoli e quelle successive del Mini stro Ferrari-Aggradi. Per la prima volta, inoltre, si cercò di giustificare d a parte del governo l'acquisto de Il Giorno con le esigenze commerciali e pubblicitarie di alcune aziende dipendenti dall'ENI. Era prevedibile che a questo punto gli organi di destra si impegnassero in una massiccia campagna volta a denunciare l'irregola rità della situazione emersa al Senato; e che i giornali di tutto lo schierame nto di sinistra, oltre il diretto interessato, cercassero di fronteggiare la pr essione che l'attacco confindustriale poteva indubbiamente esercitare su una grande massa di lettori. Dal canto suo la stampa di stretta ispirazione gove rnativa, come sempre accade in simili occasioni, non prendeva assolutamente posizione, ignorando sia la polemica sia le discussioni di indole tecnica ad e ssa legate. L'argomento principale usato dal Giornale d'Italia e in genere dalla destra economica nei mesi scorsi può enunciarsi in poche proposizioni: l'Ente Nazionale Idrocarburi, ha sempre affermato Lui gi Sturzo, è un ente pubblico che, in virtù di tale sua natura, gode di pa rticolari privilegi, e che può esercitare la propria attività grazie al denaro d el contribuente; non è lecito, perciò, che in tra prenda imprese editoriali (come quella de Il Giorno), improduttive dal punto di vista economico e, per l'indirizz o politico sostenuto, in netto contrasto con gli interessi del governo, e quind i del paese; quanto all'azione condotta dai monopoli e dalle grandi indus trie per controllare tutta la stampa italiana, il discorso, per il quotidiano romano, è completamente diverso: si tratta di privati i quali sono liberi d i spendere il proprio denaro nei giornali, o in qualsiasi altro affare, senza che la collettività possa in alcun modo risentirne. Apparentemente, possiamo convenirne, il ragionamento non fa una grinza. Seguendo le argomentazioni sosten~te per più di un mese dai quotidiani di centro destra_, e riprese dalle agenzie della medesima tendenza, decise a portare a termine l'operazione contro Mattei, pareva che l'unica maniera per salvare i sacri principi della libertà di stampa nel nostro paese [77] Bibliotecag1nobianco
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