Nord e Sud - anno VI - n. 57 - agosto 1959

organi più responsabili del padronato italiano (del resto, basterebbe, per convincersene, considerare le cifre degli investimenti privati in Sicilia che Giovanni Cervigni ha ricordate in un recente editoriale de La Voce Repubblicana, l'l l luglio scorso); e ci sembra più che logico che le forze democratiche meridionaliste traggano da ciò una conclusione diversa da quella che sembra implicita nelle parole del Presidente della Confindustria, il quale vorrebbe che l'intervento dello Stato nel Mezzogiorno si esplicasse soltanto sotto forma di politica di incentivazione per la piccola e media industria, e per l'agricoltura: la conclusìone ovvia è che dove non può giungere l'iniziativa privata (ed anche non vuole giungere, per una serie di ragioni che non è qui il caso di ricordare), deve, soprattutto in materia di industrializzazione, e soprattutto attraverso la partecipazione diretta nei cosi detti settori propulsi, intervenire lo Stato, che ha già gli strumenti per operare subito ed utilmente. Si tratta però - e questo dovrebbe essere il compito precipuo delle forze democratiche e meridionaliste - di sollecitare gli organi dello Stato a fissare un programma ed un fine, e di suggerire la maniera migliore di adattare gli strumenti a questo programma ed a questo fine. Un obiettivo del genere si è proposto la U .I.L. col recente Convegno di Napoli. Le tre relazioni, a firma di Simoncini, Cimini e Poloni, presentate dall'Ufficio Studi dell'organizzazione sir1dacale, hanno ribadito efficacemente la necessità dell'intervento dello Stato nel Mezzogiorno, ma hanno altresì fatto rilevare come gli orientamenti finora seguiti siano stati insufficienti ad assicurare il conseguimento degli obiettivi di una efficace politica di sviluppo. Si può concordare con i relatori quando essi affermano che è mancata anzi la precisazione di questi obiettivi, e che si è fatto ben poco per adeguare il settore delle partecipazioni pubbliche ai più impegnativi compiti che richiede una politica di intervento dello Stato nelle zone econo1nicamente e socialmente arretrate. Non si può negare che la fase odierna della politica per il Mezzogiorno è piena di incertezze, malgrado le buone intenzioni di taluni ambienti del partito di maggioranza, e malgrado il lodevole impegno del ministro Pastore, cui si deve il tentativo (onestamente rico11osciuto dal Convegno) di far uscire la situazione dal punto morto, o, se si preferisce, di transizione, in cui ristagna attualmente. E ci sembra esatta l'opinione dei sindacalisti i quali ritengono che. esaurita la fase di pre-industrializzazione perseguita nei primi anni di inter\'ento della Cassa per ìl Mezzogiono, e sperimentati. i limiti della politica degli incentivi a favore dell'iniziativa privata, occorre da questo mon1ento, se non si vuole rischiare di perdere gran parte delle possibilità costituite attraverso la pre-industrializzazio11e, « porre la direttiva statale e l'intervento pubblico al centro del rinnovamento economico del Mezzogiorno; in seco11do luogo non limitarsi ad incoraggiare la nascita e l'espansione delle iniziative private con la promessa di certe agevolazioni, ma promuoverle efficace1nente e orientarle convenienternente con la formazione di vitali distretti industriali, [68] Bibiiotecaginobianco

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