E non ci sarà neanche da meravigliarsi se da diversi anni le principali Facoltà umanistiche non hanno più rimpiazzato i geografi usciti dai ruoli o trasferiti (es. Lettere di Torino, Lettere di Milano, Magistero di Firenze) e hanno destinato ad altro insegnamento il posto di ruolo prima ricoperto dal geografo. A parere mio quelle Facoltà sono più che giustificabili nel loro atteggiamento : perchè mettersi in casa una persona che parla una lingua diversa e raramente comprensibile, e della quale si dubita che riesca ad ambientarsi con il resto della famiglia, a fondersi con lo spirito che la pervade, a vivere i suoi problemi? In ultima analisi la cosa di cui i geografi dovrebbero convincersi è una sola: e cioè che la geografia cosiddetta. << integra!~ )) non esiste più come qualcosa di vitale nella cultura odierna: ma in realtà è morta da cinquant'anni per lo meno. E molti problemi che erano fino a un secolo fa di sua pertinenza (come quelli in età napoleonica coordinati in una forma di razionale corografia che aveva nome di statistica), e diversi concetti che da Alessandro Humboldt a Federico Ratzel erano stati acutamente rielaborati dai geografi, costituendo la più concreta ed efficiente contribuzione della geografia al pensiero di quel tempo che va dal 1850 ai primi del nostro secolo - cioè ad es. i concetti di spazio e di ambiente - sono stati poi così largamente captati e reinterpretati e in ogni caso fatti propri per assimilazione da molte discipline - o naturali o storiche - che appaiono oggi svuotati di qualunque « proprietà >) geografica. Non voglio ripetere qui gli argomenti già addotti nel corso di una conversazione tenuta ai geografi tre anni fa (12) per dare una dimostrazione che la ".ecchia geografia « integrale » positivistica non c'è più, e che la pretesa di chiudere fra le grandi braccia ~ella geografia le più disparate cose di questo mondo risulta per lo meno ridicola a chi opera in pieno consentimento con la cultura moderna e non vuol perdere i contatti con i suoi ritmi di sviluppo. In realtà il nome di geografia è usato oggi per significare le più diverse cose, a volte elementarissime - cioè una mera distribuzione topografica di fenomeni - e a volte complesse: come sono le grand~ forme del paesaggio studiate dal Biasutti, o i principali processi e strutture della ecologia umana lumeggiati splendidamente dal Sorre, {12) Geografia fisica e geografia umana di fronte ai concetti di valore, Faenza, ·1956. [61] Bibliotecagi"nobianco
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