Nord e Sud - anno VI - n. 57 - agosto 1959

l'impostazione della disciplina, di migliorare o dilatare il suo inseg11amento etc. : e se ne è par lato più precisamente nello spirito di quella concezione della geografia, che, uscita fra il 1844 e il 1858 dalla metodologia di Humboldt, e resa più sistematica e anche più alacremente animata di proselitismo fra il 1870 e il 1915 ad opera dei pensatori positivisti, definisce la geografia come la disciplina che studia gli oggetti e i fenomeni della superfice terrestre nella loro distribuzione spaziale (da cui la comparazio11e e la coordinazione fra i fenomeni che si manifestano in modo simile in qualunque parte del globo) e nelle loro reciproche inter-relazioni: le quali - secondo tale concezione - sono implicate dal fatto che questi fenomeni e oggetti coesistono nel medesimo spazio e si influenzano a vicenda (3). fessionale, presso le Università, di coloro che a r bbero impartito nelle scuole medie l'insegnamento della geografia, disciplina che a eva in quelle scuole « l'ufficio di epilogatrice e coordinatrice generale delle cognizioni scientifìcht: )>; nel secondo del 1895 a Roma (Atti, pp. 377-387) Giovanni Marinelli - che nunzio l'idea di uno speciale corso di laurea in geografia - e Cosimo Bertacchi (id., pp. 400-404) il quale sostenendo l'unità sisten1atica della geografia consigliava g ologi, botanici e storici a diventare geografi per impadronirsi di una metodologia più aperta ed elevata, e quindi più largamente coordinatrice, con cui guardare ai loro campi di studio; nel terzo del 1898 a Firenze, Giuseppe Ricchieri (Atti, II, pp. 241-247) Giacomo Trabucco (id., pp. 248253) e Pietro Sensini (id., pp. 254-261): il Trabucco giungeva perfino a presentare la convenienza di un corso di geofi ica, o morfologia terrestre, agli studenti delle Facoltà umanistiche; nel quarto del 1901 a :t\1ilano, Co imo Bertacchi (Atti, pp. 461-465) che sosteneva l'utilità di un corso specic1le di geografia matematica per gli studenti delle Facoltà umanistiche, e Vittore Bellio (ib., pp. 419-430) che riprendeva ii disegno della istituzione di una laurea in geografia; tema sul quale tornava nel quinto convegno del 1904 a Napoli (Atti, II, pp. 449-453) il Geremicca. E così via fino a una relazione di A. R. Toniolo in occasione del primo incontro del dopoguerra fra geografi, a Perugia nel '46 (.4.tti relativi, pp. 8-16), ripetuta poi l'anno dopo al quattordicesimo convegno di Bologna (Atti, pp. 269-275). (3) Ma precisamente in occasione dei periodici convegni nazionali dei geografi qualche riserva a tale interpretazione fu già avanzata: nel 1895 a Roma (Atti, secondo Congresso, pp. 388-396) G. B. Siragusa consigliava di togliere l'insegnamento della geografia tout court dalla Facolta umanistica e di assegnarlo a quella di scienze naturali, conservando nella prima solo un insegnamento di geografia storica. Nel 1907 a Venezia (Atti del sesto Congr., I, pp. 323-331) Giuseppe Ricchieri esprimeva alcuni giusti rilievi che ora paiono elementari, o meglio ovvi, ma che a quel tempo furono ascoltati con sfavore (ibidem, I, pp. ccv111-cc1x). Ne riferisco il nucleo: « coloro i quali diedero, nella definizione della geografia prevalente se non esclusiva importanza al rs31 L -I ibliotecaginobianco

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