Nord e Sud - anno VI - n. 57 - agosto 1959

E' stato si accolto il principio che il secondo ente televisivo abbia una base commerciale, ossia che, invece di trarre le sue entrate, come la BBC, dai canoni di abbonamento, esso le debba ricavare dalla pubblicità: ma questo secondo ente, l'Indipendent Television Authority, è pubblico nè più nè meno quanto la BBC. La competizione ha luogo dunque tra due enti pubblici: e tuttavia viene fatto un certo posto anche all'iniziativa privata. Infatti la ITA non è direttamente produtrice di programmi, ma noleggia i suoi impianti a compagnie private eh~ forniscono i programmi e s'incaricano di vendere la pubbl!cità ai terzi; essa esercita però un completo controllo sulla produzione, di cui stabilisce i requisiti e di cui è responsabile di fronte al Parlamento e al Governo (41). Giova notare che questo sistema è assolutamente diverso da quello dello cc sponsoring )) americano, giacchè i programmi sono presentati dall'ITA stessa e dalle compagnie produttrici, e la pubblicità è concentrata in apposite trasmissioni sul tipo _del << Carosello )) della RAI. La soluzione inglese - che non è nata dalla sera alla mattina, ma è stata il frutto di un lungo e travagliato processo di maturazione - ci sembra, nei suoi tratti essenziali, pienamente adatta a tutti quei Paesi in cui la radio e la televisione hanno assunto un preminente carattere di servizio pubblico, piuttosto che di affare economico, e in cui, tra l'altro, la scarsità di capitali in rapporto alle esigenze prioritarie della collettività, e la ristrettezza delle frequenze disponibili, comportano la scelta di un sistema che sia il più economico e il meno dispersivo possibile. Il nostro Paese è senza dubbio tra questi. Per tornare al punto di partenza, la tesi cioè di cui si è fatto portavoce il professor Giacchi, crediamo che essa sia viziata da un presupposto errato: e cioè che la competizione, innegabilmente desiderabile, sia possibile solo su un piano liberistico tradizionale. Il caso inglese dimostra concretamente che non è così. Sl1 questa impostazione viene poi basata la proposta di conservare alla RAI la forma giuridica privatistica, e, per conseguenza, di continuare a tenerla inquadrata nell'IRI. (41) Cfr. Television Act, 1954, pubblicato nello stesso anno da Her Majesty's Stationery Office, London; e anche, edito a cnra del medesimo, Memorandum on Television Policy, presentato nel novembre del 1953 al Parlamento dal PostmasterGeneral. [48] Bibliotecaginobianco

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