Nord e Sud - anno VI - n. 57 - agosto 1959

tante, ma non di prima necessità, com'è questo (non per niente le spese dei cittadini per la radio e la televisione vengono considerate « voluttuarie >>), sarebbe oggi perfettamente ozioso. Indubbiamente è un patrimonio che è costato molto, se a metterlo insieme sono occorse, non soltanto le tasse di abbonamento (che in paragone a quelle di molti altri paesi sono altissime: per es. in Gran Bretagna la tassa annuale per la televisione è di 3 sterline, pari a poco più di 5.000 lire, mentre in Italia, dopo la riduzione decisa quest'anno, è di 12.000 lire), ma anche la pubblicità, e quella discutibilissima tassa che tuttora colpisce i mat~riali radioelettrici (per non parlare del fascistico contributo obbligatorio imposto ai comuni e ad altri enti, e che era inteso ad aiutare l'EIAR a superare le difficoltà dei primi anni). Comunque, questo patrimonio esiste, è stato creato con il contributo di milioni di cittadini, e la sua conservazione ed utilizzazione solleva problemi assai jmpegnativi. La logica cl-ellecose pretende a questo punto che tale patrimonio sia reso totalmente pubblico; dal 1952 i sempre più ingenti investimenti sono stati praticamente investimenti dell'IRI, e quindi pubblici: perciò è venuta a mancare qualsiasi ragione per cui debbano sussistere nella RAI degli azionisti privati, per piccola e trascurabile che sia la loro partecipazione. La loro funzione, compresa quella della SIP (in cui, si badi, l'IRI è in posizione di minoranza, sia pure di controllo), si è esaurita da un pezzo: è tempo quindi di procedere al riscatto di queste azioni rimaste in mani private, e ormai anche moralmente inammissibili. Quel che è certo è che lo sviluppo della RAI - come ampiezza, qualità e rapidità - deve molto, non solo alle capacita amministrative e organizzative innegabili di coloro che l'hanno diretta dalla caduta del fascismo ad oggi, ma anche all'autonomia finanziaria goduta. Si cerchi di immaginare che cosa sarebbe stata, ad es., una RAI incorporata e tramutata in divisione del Ministero tecnicamente competente: a dir poco, sarebbe oggi in ritardo di dieci anni rispetto alle mète effettivamente raggiunte. Sulle caratteristiche di questa autonomia si può e si deve discutere : ma che, come tale, essa sia stata alla base di quel successo azjendale che costituisce forse l'aspetto più positivo dell'ente radiotelevisivo italiano, non sembra contestabile. [44] Bibliotecaginobianco I

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