mento dettato per lo più, data la sua composizione, da interessi di categoria, è un altro paio di maniche: lo « spirito censorio )) non viene per ciò eliminato dal sistema. Esso non ha nemmeno bisogno di essere imposto dall'esterno. In una sua relazione (28), l'attuale direttore generale della RAI, Rodolfo Arata, ha scritto che « la coscienza di essere al servizio del pubblico deve indurci ad agire costantemente nella traiettoria di quelle libertà etiche, civili, sociali e politicl1e che costituiscono la miglior forza dell'Italia e la spingono lungo le vie del nuovo incivilimento )). Perciò « bisogna che nel vasto e comprensivo arco di una civiltà in continuo divenire, la circolazione delle idee, dei pensieri, delle notizie, delle esperienze sia quanto più possibile varia, vasta ed esauriente, ma stringendo le fila tutti debbono sentire che radio e televisione sono al servizio della verità e del bene )). Tuttavia « la risultante dell'Augusto monito deve promanare assai più che da viete formule propagandistiche o da anacronistici conformismi, che finirebbero per sortire effetti diametralmente opposti a quelli perseguiti, da un meditato fluire di iniziative, di ispirazioni, di attuazioni, in cui la libertà di ideazione e di espressione trovi il naturale limite nella libertà altrui e con- ' fluisca al perfezionamento dello spirito e dell'intelligenza )). Sembra quasi superfluo osservare che i concetti espressi dall'autorevole dirigente della RAI sono sostanzialmente quelli in cui Calogero ha sintetizzato la posizione del pensiero cattolico di fronte alle arti dello spettacolo. L'unica differenza è che essi appaiono accompag11ati da una preoccupazione di ordine, per così dire, « tattico )), cioè dalla convinzione che sia necessario un certo temperamento nell'applicazione pratica della linea della gerarchia ecclesiastica. In ciò non v'è nulla, beninteso, di men che onorevole: si tratta, al contrario, della giusta percezione della diversa natura del mondo odierno rispetto a quella del mondo in cui la Chiesa docebat indisturbata. In altre parole, nemmeno nell'Italia di oggi, e nonostante il peso enorme della tradizione, è davvero posibile - semprechè non guadagni rapidamente terreno l'opinione del Cardinale Ruffini - applicare alla lettera quei princì pi. S'è bensì tentato di svolgerli e codificarli in una minuziosa casistica (28) In « Atti del Convegno interno di studz sulle trasmissioni radiofoniche e televisive >>, Roma, RAI, 1958, pag. 6. [36] Bibliotecaginobianco .
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