Nord e Sud - anno VI - n. 57 - agosto 1959

condo cui l;arte non dovrebbe avere altro scopo che quello dell'edificazione morale, e dovrebbe quindi essere eliminata in tutti i casi in cui la valutazione e le suggestioni pratiche implicite nelle sue rappresentazioni non sembrassero concordare, o collaborare, con quelle approvate da chi la giudica )). Ma c'è un altro motivo, sul quale Calogero richiama opportunamente l'attenzione, ed è quello che egli chiama << la pedagogia del nascondere )>, la quale consiste nella pretesa di educare gli uomini evitando, o ritardando, la loro conoscenza di certe cose, e reprimendo come peccaminosa la loro curiosità di conoscerle. Calogero nota anche, per inciso, l'erronea pretesa papale di giustificare questo aspetto del pensiero cattolico con un passo di S. Paolo : « Omnia autem probate: quod bonum est, tenete. Ab omni specie malorum abstinete vos >>. Passo che, per l'appunto, dice esattamente il contrario. Ma è un fatto che il pensiero delle gerarchie della Chiesa è oggi quello espresso nell'enciclica. Contro di esso, in nome della liberta e della tolleranza, Calogero svolge come sempre argomentazioni molto efficaci, sulle quali non soltanto i cattolici farebbero bene a meditare. « La radicale possibilità di distogliere lo sguardo dalle cose - egli scrive tra l'altro - esclude che mai dobbiamo limitare l'altrui libertà di presentarcele. E' qui il fondamentale diritto di libertà audiovisiva, il quale non può mai essere sottratto all'individuo, così come non può essergli sottratta la libertà di pensiero o la libertà di parola )). Dal che discende, ovviamente, « la radicale illegittimita di ogni tipo di censura. Ognuno ha il diritto di comunicare o di non comunicare: nessuno ha il diritto di tarpare le comunicazioni altrui. Ognuno ha il diritto di dire che una cosa non si deve dire, o vedere : nessuno ha il diritto di ordinar lo )). L'Italia ufficiale si trova pressocl1è agli antipodi di questo modo di ' pensare. E per quanto riguarda la RAI, la legge del 1947, come s'è visto, ha attribuito al Governo una serie di facoltà che sono veri e propri poteri discrezionali di censura. Basti pensare che quell'organo ministeriale che è il Comitato di vigilanza sulle radioaudizioni ha come compito istituzionale proprio quello di determinare « le direttive di massima educative, culturali, artistiche, ecc. )): determinazione che, tecnicamente, dovrebbe essere attuata sul piano trimestrale dei programmi radiofonici e televisivi. Che poi la determinazione non avvenga per costituzionale mancanza di autorità del Comitato, e che questo si limiti a qualche blando suggeri- [35] B·ibliotecaginobianco ,

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==