Nord e Sud - anno VI - n. 57 - agosto 1959

dei funzionari del Ministero dell~interno, apriva la via a una serie infinita di abusi. Giolitti, in quello stesso intervento, accenna anche alla possibilità di favorire, con agevolazioni finanziarie, quelle pellicole che hanno « scopo educativo ))' giaèchè gli sembra che il cinematografo potrà essere in avvenire « anche un mezzo di educazione molto importante )>. Con ciò il quadro è completo, poichè contiene in germe tutti i successivi sviluppi della cinematografia italiana. Quello che sulla bocca dello statista piemontese più che altro sembra voler indicare uno dei limiti di un liberalismo venato di paternalismo conservatore, tradotto in legge, e tramandato ai successori politici e ad una burocrazia di ciechi e tremebondi esecutori, · diventerà un'arma potente di coartazione dell'arte e del pensiero, e naturalmente di corruzione morale. La censura cattolica ha indubbiamente fondamenta più profonde di ogni altra. Luigi Chiarini ha scritto che « l'impostazione moralistica della censura è in effetti un vecchio pretesto per mascherare la sua vera ragione, che è politica >> (26). Se questo solitamente e vero per la censura ufficiale governativa, in Italia come altrove, nel caso della censura ufficiosa o indiretta di ispirazione cattolica la preoccupazione moralistica non è un pretesto, ma discende da un sistema dottrinale e da un processo storico precisi e inconfondibili. I In un breve ma suggestivo saggio pubblicato dal Ponte (27) GL1ido Calogero, esaminando l'enciclica papale Miranda prorsus, dedicata alle arti dello spettacolo, ha limpidamente sintetizzato i motivi tradizionali del pensiero cattolico che stanno alla base dello « spirito censorio >> delle gerarchie ecclesiastiche e di certo laicato cattolico. Prima di tutto c'è, naturalmente, « il presupposto che solo la Chiesa cattolica apostolica romana, e più specificamene l'autore dell'enciclica stessa, possiede la verità, mentre tutti gli altri sono in errore, cosicchè l'unico dovere degli uomini in proposito è quello di favorire la diffusione di tale suo modo di vedere le cose e di ostacolare quella di ogni possibile altro modo di vedere >>. V n secondo motivo « e quello dell'estetica controriformistica, se- (26) Luigi Chiarini, Cinema quinto potere, Bari, La terza, 1954, cap. III: « La censura))' pag. 84. (27) Guido Calogero, « La libertà di vedere )), ne Il Ponte, num. cit. dedicato allo spettacolo, pag. 1191 e segg. [34] Bibliotecaginobianco

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