la determinazione delle direttive di massima della radiodiffusione è composto in modo da non poter creare difficoltà al Governo. Non solo per la partecipazione di delegati ministeriali, nonchè di esperti e « rappresentanti degli utenti » che è in suo potere scegliere, ma per la ragione decisiva che si tratta di un organo privo di poteri effettivi, e che è costituito presso un Ministero e nell'aura di questo Ministero vive. Può, neila migliore delle ipotesi, dare suggerimenti, che saranno ascoltati nella misura in cui i singoli membri godano di un personale prestigio culturale o artistico. Quanto alla vigilanza sulle trasmissioni, esso non è in grado, nemmeno se lo vuole, di esercitarla. Basti pensare che la Commissione federale statunitense per le radiocomunicazioni, la quale ha un organico di oltre 1.500 persone, non fa mistero di non essere in grado di seguire l'attività dei networks se non in modo del tutto episodico (17). Figuriamoci a cl1e cosa possa ammontare il contributo critico di un Comitato che si riunisce una volta ogni trimestre per esaminare uno schema di programmi contenuto in un sol foglio di carta (18). La stessa osservazione vale , per i Comitati locali di vigilanza previsti dalla legge del 1947. Poichè non si vede come possano diventare, così come sono stati concepiti, dei seri organi di controllo, tanto vale che la norma resti inapplicata. L'art. 16 della Convenzione del 1952, prevedendo il caso che l'Ente concessionario si rivolga alla Presidenza del Consiglio per sapere se sia o no opportuno trasmettere certe notizie a suo avviso « pregiudizievoli ))' assicura al Governo ancora un'altra possibilità di influire sui programmi della RAI. Per improbabile che possa sembrare la convenienza di ricorrere a questa facoltà - la quale, ovviamente, può servire solo per garantirsi, ìn casi di emergenza, di fronte ai terzi - si tratta pur sempre di un potere di riserva per il Governo. Al Governo, infine, è data facoltà di modificare i programmi, o anche di assumere direttamente l'esercizio radiofonico, per « gravi motivi di ordine pubblico >>. Questa dizione ha, in Italia, un significato così elastico, che vi si può includere quasi tutto: dalla rivoluzione bolscevica al presunto malumore dei napoletani per la satira di Lauro preparata da Gassmann. Le frasi sono soltanto frasi, e ciò che conta è, in definitiva, la concreta (17) Si veda Charles Siepmann, op. cit., pag. 24 e segg. (18) Quello che in gergo radiofonico viene chiamato il «palinsesto». [25] ibliotecaginobianco
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