L'immmobilizzazione di ingenti somme in un settore nuovo, e in un momento come quello, si prospettava come un'impresa piena di incognite. Questa situazione non solo non ostacolò, ma anzi facilitò al Governo il conseguimento dei suoi scopi nel campo della radiodiffusione. La relativa debolezza economica delle poche società aspiranti alla concessione gli consentì di influire sulla nascita delle radioaudizioni italiane in modo ancor più profondo di quanto non sarebbe stato possibile se vi fosse stato da affrontare esclus~vamente un problema di imposizioni giuridiche e politiche. Stando così le cose, il governo fascista trovò logico stabilire il principio che l'esercizio della radiodiffusione dovesse essere concesso in esclusiva. Attraverso il ministro delle poste Costanzo Ciano, si adoperò affinchè venisse costituita una società che desse piena garanzia di funzionalità e aderenza ai suoi disegni. Questa società, l'Unione radiofonica italiana, fu il risultato della fusione di due ditte che avevano da tempo avanzato richiesta di concessione: la Radiofono di Roma e 1a SIRAC di Milano (7). • (7) Uno dei protagonisti dell'operazione, il marchese Luigi Solari, vicepresidente dell'URI e per molti anni anche dell'EIAR, ha narrato da par suo la vicenda nel libro Swria della radio, Milano, Garzanti, 1945, pag. 365 e segg. Avendo presentato richiesta di concessione per conto della società Radiofono, « il ministro delle comunicazioni Costanzo Ciano - egli scrive - dopo aver considerato profondamente la questione, mi chiamò nel gennaio del 1924 e disse che il Duce avrebbe parlato al Costanzi in un'importante riunione: se riuscirete a far udire in tutta Italia per la prima volta il discorso del Duce, regoleremo equamente con la società Radiofono la concessione richiesta )>. Il racconto del discorso è un quadretto involontariamente gustoso dell'epoca. I preparativi furono laboriosi, in alcune città vennero collocati altoparlanti nelle piazze : « in un religioso silenzio si attese di udire la voce incisiva di Mussolini. Ed Egli iniziò il discorso dicendo: Camicie nere! Ma ahimè f, al telefono dell'apparecchio di controllo intesi: Ca ...ca...ca...mi ...mi ...mi ...cie...cie.._cie... Dooo inutili ve- .I. rifiche staccammo il microfono dalla linea per evitare una risata generale in tutta Italia... il fiasco era completo ». Tuttavia il Solari, che pensò subito ad un atto di sabotaggio, e i suoi soci, ebbero ugualmente, dopo una feroce lavata di capo di Ciano, la concessione richiesta. Per dare un'idea più completa di quel che erano i dirigenti dell'EIAR, aggiungeremo che il Solari, a pag. 372 del suo libro, parlando del fatto che l'Italia, alla fine degli anni '30, occupava ancora uno degli ultimi posti nella graduatoria della densità radiofonica in Europa, afferma che << tra i molti coefficienti, forse predomina quello dell'abitudine del popolo italiano di vivere molto all'aperto sotto il suo magnifico cielo )>. , [15] Bibliotecagi-nobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==