cessioni potessero essere revocate quando gli impianti si rivelavano perturbatori di quelli dello Stato, oppure non rispondevano alle condizioni tecniche fissate nel decreto di concessione (art. 1). Ma il Governo poteva revocare, sospendere od assumere l'esercizio degli impianti concessi « non solo in tempo di guerra, ma altresì in tempo di pace, sempre quando il Governo stesso lo ritenga 11ecessario d opportuno >>. In aggiunta a questa facoltà, il Governo aveva quella di « addivenire al definitivo riscatto degli impianti >>; ma la legge non faceva parola dei possibili motivi. Sarebbe incongruo affern1are che questa legge abbia aperto la strada alla regolamentazione fascista delle radiodiffusioni: il fascismo di fatto non se ne è sentito condizionato, così come non si sarebbe sentito condizionato da un eventuale altro sistema giuridico. Tuttavia va notato che, per quanto riguarda i principi generali, il fascismo in questa materia trovò conveniente svolgere e applicare, naturalmente nel modo più illiberale, quelli stabiliti dalla legge del 1910: cosicchè, mentre nella pratica amministrativa il salto anche qui è stato brusco, negli indirizzi fondamentali è innegabile una certa continuità. Il richiamo alla legge prefascista vale in realtà a dimostrare che da noi la radio, e tutto quanto della radio rappresenta lo sviluppo tecnico, non è mai stata considerata un libero strumento di comunicazione, da sottoporsi a quelle sole restrizioni che la stessa natura del mezzo suggerisca. I problemi che le radiocomunicazioni sollevano no11sono certamente semplici: ma intanto si deve registrare cl1e sin dall'inizio questo è stato considerato un settore a se, nettamente distinto da quelli della stampa, dello spettacolo, dell'insegnamento, ecc., con ognuno dei quali ha dimostrato di avere senza dubbio parecchie affinità~ E' questa una costante nella storia delle tel~comunicazioni circolari italiane. Dopo la conclusione della prima guerra mondiale, il sorgere di innumerevoli iniziative private in tutti i Paesi progrediti impose il fenomeno della radiodiffusione all'attenzione dei Par lamenti e dei Governi. Il successo cl1e le radioaudizioni circolari avevano riscosse nel pubblico, specialmente in Inghilterra e negli Stati Uniti, non rimase senza eco in Italia. Si costituirono alcune società, aventi però possibilità e progetti molto modesti. Il clima politico e sociale era d'altra parte assai poco favorevole a tentativi di sfruttamento in grande stile della nuova applicazione della radiofonia. Tuttavia, di fronte alle richieste d1 concessione per impianti [13] . 9ibliotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==