Nord e Sud - anno VI - n. 57 - agosto 1959

narrazione e libera il campo dell'indagine da ogni so petto, da ogni confusione di termini che potrebbero generare una certa equivocità storica. Si parla oggi spes o di una « coscienza europea)), ma per il Curcio una coscienza europea implica e presume una idea dell'Europa: « Sentire l'Europa vale esprimere in tutto o in parte l'idea che ce ne facciamo; un'idea, che è una proiezione del nostro modo di pen are e di interpretare quel modo, che chiamiamo Europa o anche Occidente o civiltà occidentale o persino altrimenti>>. In tal caso allora si creerebbe, come spesse volte è accaduto, una confluenza di concetti: Europa o civiltà occidentale in cui l'Europa (< partecipa soltanto per una parte come J ppendice)); oppure una Europa secondo colorazioni politiche, per esempio socialista, poichè solamente gli ideali socialisti potrebbero salvare l'Europa « scardinando il mito della sovranità nazionale e realizzando quella federazione europea » che fu il sogno umanitario di Mazzini e la realtà concreta di Cattaneo. Oppure Europa nei rapporti con il genio delle singole nazioni: è indubbio che la storia particolare di ogni stato abbia contribuito alla costruzione della idea stessa dell'Europa e sembrerebbe questa teoria persuasiva ed esauriente come un'altra teoria forse ancora più persuasiva e convincente: Europa e Cristianesimo. E seppure lo sviluppo dell'Europa si può disegnare attraverso tre grandi diretive: Grecia, Roma, Cristianità, sappiamo anche che altre interpretazioni moderne si sono date su una essenza univoca dell'Europa e possiamo dire con Curcio di avere volta a volta: « L'Europa liberale del Croce, quella socialista del Cole, quella cristiana del Dawson, quella cattolica del De Gasperi, quella democratica di tanti corifei della democrazia, quella aristocratica e razionale del Valery e del Benda, e quella comunista dei teorici del bolscevismo - per dir soltanto di alcuni intendimenti contemporanei - non sono, certo la vera Europa, la sola Europa)). Liberato il campo dalle sovrastrutture ideologiche più che storiche, il Curcio inizia la sua narrazione dalle origini dell'idea attraverso la Chri tiana Respublica, l'A solutismo, la Rivoluzione Francese e il Romantici mo tedesco, i movimenti liberali del secolo XIX fino al giorno d'oggi. Dall'insegnamento passato racchiuso come una intensa e felice esperienza nelle pagine dell'opera del Curcio na ce la esigenza non solo ideale, ma concreta, di una Europa in cui si ricono ca la nostra cultura e la nostra attuale presenza nella luce di quella civiltà « da diverse migliaia di anni - secondo l'insegnamento goethiano del Guglielmo Meister - sorta, cresciuta, diffusasi, spenta, oppressa, mai del tutto _soffocata, nuova1nente alitante, rianimandosi e rianimantesi poi, come prima, in infinite attività >>. [P. P.] Gli Internazionalisti del Matese La di ·perata rivolta del Nlatese e l'opera degli «internazionalisti» sono l'oggetto di un attento studio critico pubblicato nelle Edizioni Avanti! : PIER CARLOMASINI, Gli internazionalisti (La Banda del Matese 1876-1878), Milano, 1958. In polemica con quelle correnti storiografiche strettamente condizionate a determinate posizioni politiche (e si veda per tutti il giudizio di Sereni nel suo « Il capitalismo nelle campagne))), l'A., dopo aver riaffermato la necessità di una più obiettiva valutazione dell'apporto che bakuninismo e anarchismo diedero all'affermazione e allo sviluppo del movimento operaio italiano, offre al lettore una attenta ricostruzione dei fatti che portarono all'insurrezione di Letino e al processo di Benevento contro i fautori della rivolta. Opera, questa del Masini, che non è soltanto una cronaca di quei fatti memorabili, talora ammantati di un alone vagamente romantico, ma intelligente sforzo di critica, una valutazione ostile a ogni [126] Bibliotecaginobia·nco

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