a itn ritmo narrativo co1nposito. Io penso che la migliore confutazione di ciò sia data dalla "leggibilità'' del Gattopardo, dai tanti pigri lettori italiani - quelli di ((·uno o due libri all'anno" - che esso è riuscito a scuotere dal loro torpore. Ma non voglio entrare in questo discorso su cui altri probabilmente si soffermerà. A me preme., glielo ho già detto., solo di sottolineare la "illi◄ ceità'' degli argomenti demolitori di Botta. Non si smonta un poeta., un artista mostrando di quali succhi si sia nutrito. Al contrario: è questo il miglior contributo alla comprensione del suo valore. Hanno fatto certamente più bene a D'Annunzio tutti coloro che hanno mostrato i tanti "plagi'' delle sue opere - e non è questo certamente il caso di Tornasi di Lam.pedilsa., anche per ragioni di proporzione - i tanti· versi trafugati., le tante immagini trapiantate che non gli innumeri sperlicati e sciocchi apologeti. Si deve., cioè., sicuramente più ai primi che ai secondi l'individuazione del poeta D'Annunzio., così a lungo soppiaritato dall' "Immaginifico vate". Eppure più d'uno degli scopritori dei "plagi" dannunziani credeva d'aver portato il suo contributo alla demolizione del poeta. Forse anche Guido Botta., nel nostro caso, è uno strumento dell'heg·eliana "Astuzia della Ragione". Il secondo argom1ento addotto· dal Botta è la seriilità dell'atltore., l'essere il Gattopardo il fig.Ziopostumo di un amore con le muse non corrisposto per una vita intera. E giù qui una serie di ipotesi: se il romanzo fosse stato scritto a trent'anni., ecc ... Questa mi sembra francamente un'altra argomentazione allotria., ancor meno acce~tabile dell'altra sulla ricerca delle fonti., e dimentica al tutto del fondamentale dovere del critico: qualificare l'opera d'arte A., qualificare la non opera d'arte B. Tutto il resto che agevoli un tal compito sia il benvenuto., ma come ausilio, ma come supporto, non come argomentazione sostitutiva. Quindi fermi sulla formula poesia-non poesia? Certamente., a condizione di intelligentemente intenderla e., per chi ne ha la capacità., di intelligentemente svilupparla. D'altra parte, se questo è il fondamentale dovere del critico esso non è il solo: vi è anche l'altro., ma è piuttosto un diritto., di condurre una battaglia culturale per 1tn certo tipo di poesia., di arte. E qui spunta la posizione di Vittorini., il suo ano-'' al Gattopardo. Ma siamo su un piano totalmente diverso da quello di Botta, è bene chiarirlo. Un piano sul quale si può dissentire o assentire., non però disconoscere la sua legittimità. La quale ultima., caro Direttore., mi pareva invece che era da negare agli argorrienti di Guido Botta., come ho cercato di dimostrare. ANTONIO p ALERMO . [ 124] Bibliotecaginobi~nco
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