Nord e Sud - anno VI - n. 56 - luglio 1959

• L'incremento percentuale minimo si riscontra nella zona del « basso Calore», dove si passa da 26.312 ab. a 30.939, con un aumento di 4.627 unità, pari al 17,58%.E del resto, nella zona dell' « alto Calore>>, si rilevano addirittura fenomeni di decremento demografico: si passa infatti da 11.508 a 11.023 abitanti, con una -diminuzione di 485 unità, pari al 4,12%. Appare chiaramente come le aree interne del Cilento presentino incrementi demografici notevolmente minori di quelli delle zone litoranee e pianeggianti ( « bassa Valle del Sele » e Valle di Teggiano). Questo movimento della popolazione dal centro verso la periferia, presente al livello regionale, ha un suo corrispettivo anche nell'ambito -delle singole zone. Per il « basso Cilento», ad esempio, nel 1911 le popolazioni dei Comuni litoranei rappresentavano il 47,8% della popolazione totale e le popolazioni dei Comuni dell'interno rappresentavano il 52,2%; nel 1958 si ha una vera e propria inversione del rapporto fra i due indici, l'uno salendo al 57,3%, l'altro scendendo al 42,7 %-Naturalmente, il fatto che lo spopolamento di queste zone montane e collinari partecipi di fenomeni generalmente diffusi in condizioni analoghe non ne minimizza l'interesse, qui anzi sottolineato dall'endemicità del fenomeno stesso. Utili indicazioni fornisce pure il confronto tra le variazioni totali della popolazione del Cilento (sempre nel periodo considerato) e quelle analogl1e della Provincia. Nel Cilento, come abbiamo detto, si registra un incremento del 39,08% passando la popolazione dai 203.589 ab. del 1911, ai 239.623 -del 1936, ai 271.839 del 1951, e infine ai 283.170 del 1958; per la Provin,cia l'incremento totale risulta invece del 52,75% ( quello complessivo del Meridione è del 47,2%). Altro fatto degno di rilievo: a partire soprattutto dal 1936, il ritmo di incremento del Cilento si va sempre più distaccando da quello dell'intera Provincia. Infatti, mentre negli intervalli 1911-'36, 1936-'51, 1951-'58, il Cilento si incrementa rispettivamente del 17,69%, del 13,73% e del 3,90%, la Provincia registra i valori del 19,84%, del 18,65.% e, infine, del 7,42%. Particolarmente sensibile, dunque, è lo scarto nel periodo 1951 - 1958; periodo in cui l'incremento della provincia risulta pressochè doppio di quello del Cilento. Questo accentuato distacco percentuale trova le proprie ragioni nella discreta suscettività economica di altre parti della provincia di Salerno: dell'agro salernitano, della « bassa Valle del Sele », dell'agro nocerino e Bibliotecaginobianco . [78]

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