Nord e Sud - anno VI - n. 56 - luglio 1959

dalla comparsa di Topolino in poi, la situazione di monopolio nella quale il settimanale lombardo aveva prosperato per anni era stata compromessa. La spregiudicata vitalità delle storie pubblicate dall'Avventuroso, il crescente successo del fumetto all'italiana tipo Intrepido, l'affermarsi, con Il Vittorioso, di un organo capace di contendergli, mediante un'accentuazione dei motivi di tipo cattolico e conservatore, il favore di ceti che erano stati suo appannaggio qt1asi esclusivo, avevano rappresentato per il ·« minor Corriere >>, nuove ragioni di disagio. Ora, la necessità di non soccombere si concretava in una alternativa abbastanza recisa: o mutare radicalmente genere, sacrificando agli imperativi della moda la lunga tradizione di moderatismo formale e di rispettabilità borghese - soltanto saltuariamente tradita, in passato, per ragioni di forza maggiore (70) - oppure continuare per la propria strada fidando sulla caducità della moda stessa, e sull'immancabile ritorno alla ragione. La condotta adottata ,doveva essere, in definitiva, abbastanza vicina a questo secondo tipo di comportamento: una posizione di attendismo, venata di tanto in tanto da una dignitosa cedevolezza su argomenti marginali, in attesa di tempi migliori. Il settore di opinione che sembrava più difficilmente recuperabile ad una lettura « sana >> era quello degli adolescenti, dei dodioenni, sui quali già l'influenza del Corriere dei Piccoli era andata scemando negli anni di guerra; si cercò ora, per quanto possibile., di interessarli con argomenti alla loro altezza. Si accordò un certo spazio a fotografie di attualità, si pubblicarono articoli umoristici di tono più diretto e meno fiabesco di un tempo, si introdusse una specie di « cronaca romanzata >> in rubriche intitolate << Al di là del verosimile » e « Quando la storia sembra inventata »; si inclinò talvolta al genere serio, ospitando scritti che riferivano dirette esperienze della guerra e della Resistenza (71), ma si tentò di « spezzare >> quanto più possibile la pagina, evitando i lunghi brani narrativi privi di illustrazioni. Perchè il ·vero punto dolente di tutta la faccenda era rappresentato, manco a dirlo, dalle storie illustrate. Insistere, con anacronistica fermezza, nel presentare ai lettori (70) Intendiamo riferirci soprattutto all'atteggiamento adottato dal giornale negli anni della guerra di ,Spagna ed alle fosche tinte che le sue pagine assunsero nel periodo dell'occupazione nazista del Nord. (71) Ricordiamo, tra j primi esempi di narrativa « antifascista », una storia di Arturo Lanocita dal titolo « Una fuga draIJ1matica: Fedora e Gianfranco nelle grinfie dei tedeschi», Corriere dei Piccoli, 3 giugno 1945. [55] Bibliotecaginobianco

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