il lettore è chiamato a riconoscersi) e i loro genitori. L'inaudita sommarietà psicologica di queste storie e la loro puerilità espressiva vengono implicitamente giustificate con la necessità di rappresentare una serie di sentimenti infantili di « prima mano )). Tutto perciò è privo di sfumature e di pudore intellettuale; nello sforzo di apparire « fotografica >>, la narrazione si rivela, di fatto, squallida e a suo modo scandalistica (66). Intorno al 1950, la presenza del fumetto infantile assume in Italia (come del resto in molti paesi d'Europa) delle dimensioni veramente cospicue, e sempre più insistentemente viene prospettata all'opinione pubblica la necessità di indagare sulla sua nefasta influenza, e agli organi di governo l'urgenza ,di «provvedere». Un censimento delle testate è quasi impossibile; una indagine sul numero effettivo dei lettori è ancora più problematica, in quanto una sola copia acquistata può circolare nelle mani di cinque o di cinquanta ragazzi. Impossessandosi di questo argomento di largo, quotidiano interesse, la stampa « dei grandi » ne parla spesso con uno sbigottimento pari soltanto alla superficialità; alle preoccupazioni di natura morale - in pochi effettivamente vive e sincere - si sovrappone, nei più, l'eterna, conformistica smania nazionale del «controllare>>, dello «arginare», del << porre freno». Il tipo di reazione più corrente è quello moralistico, e ad esso offre quotidiano' nutrimento la cronaca, che si arricchisce di episodi significativi (67). Genitori sotto gli occhi dei quali, ai loro tempi, le pagine di Pellico e di De Amicis avevano stillato litri di sangue (sia pure patriottico) misto a lacrime, levano esasperate proteste contro la violenza delle nuove storie. Soltanto pochi vengono sfiorati dal sospetto che, mentre la disordinata invasione della narrativa a fumetti, verificatasi nel dopoguerra, ha tutte le sembianze di un fenomeno transitorio, il va-- lore del fumetto come mezzo di espressione, come veicolo di massa, è or.. (66) Sciuscià veniva pubblicato, in albi quindicinali, dalla Casa edjtrice Torelli di Milano. Presso lo stesso editore usciva Piccolo Sceriffo, un periodico che conteneva storie d'impostazione analoga a quella di Sciuscià. (67) I giornali riferivano, orripilati, fatti di cronaca nei quali ciascuno era invitato a scorgere lo zampino corruttore del fumetto. Il più crudo di tali fatti di cronaca venne divulgato da un settimanale a larghissima tiratura, Oggi. Un bimbo aveva strangolato un suo compagno di giochi servendosi di un copertone di bicicletta. In tasca al giovanissimo assassino fu trovato - a quanto riferiva il settimanale - una f53l L _, Bibliotecaginobianco
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