Nord e Sud - anno VI - n. 56 - luglio 1959

Tutti questi giornali - tranne Avventura club, che durò fin dopo il '50 - passarono come meteore. Anche se la loro lezione doveva farsi sentire in sèguito, è opportuno chiarire che alla elaborazione del tipico « stile dopoguerra » •del fumetto infantile - di quello stile che alimenterà le preoccupazioni, non di rado francamente codine, di genitori e educatori - gli americani contribuirono soltanto in parte. Dopo il ritorno del1'America si ebbe, infatti, la riscossa dei giornalini nostrani, e soprattutto di quelli che avevano già in passato nutrito l'ambizione di diffondere un tipo di avventura profondamente, pugnacemente italiana. I creatori di Dick Fulmine e gli illustratori dei romanzi di Luciana Peverelli e di Wan-- da Bontà si riaffacciarono alla ribalta utilizzando, come grezza materia figurale, gli episodi della guerra e della occupazione tedesca. Nelle pagine destinate all'infanzia, alla tecnica aristocratica del fu-- metto america·no venne così ad affiancarsi una maniera più diretta e brutale - di estrazione nazionale' sia rispetto al tono che al contenuto - la quale doveva avere, a lungo andare, la meglio. Il fumetto di avventura << all'italiana >> tese ad inserirsi nel clima del dopoguerra come uno strumento narrativo strettamente legato alla cronaca (come un sottoprodotto del cinema neorealista e del rotocalco delle origini) e, pertanto, come un veicolo di emozioni e di insegnamenti che appartenevano al mondo contemporaneo e ad esso facevano continuamente riferimento in termini falsamente drammatici. Il carattere « infantile » di un simile programma risultava diluito, quasi irriconoscibile; l'ambito psicologico e stilistico nel quale questa stampa eleggeva i suoi modelli era, di fatto, ben diverso da quello tradizionale dei comics o delle storie americane. Si trattò in definitiva, di un genere che doveva trovare le condizioni proprie alla sua ascesa in seno al nuovo sviluppo della letteratura erotico-ricreativa, per la quale la tecnica fumettistica diventava un ideale strumento di diffusione popolare. Dal contatto con questi modelli, la stampa infantile non poteva non americani capaci di interessare, in Italia, anche i « grandi )>. Quanto al protagonista di « Terry e i pirati>> (« Terry and the Pirates )> di Milton Caniff), egli è uno dei personaggi più noti della storia del fumetto : dopo aver percorso i mari della Cina, nel 1941 partì per la guerra. Le sue avventure diventarono il pasto quotidiano per i soldati americani; Caniff introdusse gradualmente nel suo disegno dei motivi piuttosto « spinti )>, e poi accentuò il realismo del suo stile fino a raccontare storie insolitamente crude e scottanti. [50] Bibliotecaginobianco

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