ticismo. Il suo obiettivo fisso sembra essere la parodia del vigore, dell' effi- .cienza, del « tutto d'un pezzo », della gravità tenebrosa e solenne; e perciò sotto la sua penna tutto diventa goffo, antieroico e casalingo. I verbi più usati (anche dai Moschettieri del Re, anche dalle Guardie del Cardinale) saranno, nelle sue storie, « pappare )) e « squagliarsela )); il capo di una banda di ribaldi si chiamerà « il cattivone », ad un agguato nel deserto ci si avvierà « quatton quattoni » o - se a cavallo - « balzellon balzelloni»; ad assistere ad una « singolar tenzone >> tra due guerrieri ci sarà sempre, in un angolo, una mucca, distratta e placidissima; pi;mbando sulla carogna di un « leone di origine abruzzese )) ucciso non si sa più da chi, i corvi del deserto gracchieranno: « Oggi se magna!»; nell'atto di attraversare il Rubicone, i legionari di Cesare marceranno sulla cadenza di « Lasciatece passà, semo romani!. ..). Il romanesco appunto, cioè la lingua più cc antieroica» del mondo, fa da impalcatura letteraria alle visioni grafiche di J acovitti; tutto quello che si dice o si sottintende nelle sue storie sembra filtrato attraverso l'ironia di un grasso dodicenne di Trastevere, al quale si .raccontino vicende incredibili di principesse e di prodi. Quali che siano i soggetti dei suoi racconti, il vero interesse di J acovitti è nel fare il verso a ciò che egli sente fisicamente più vicino. Lavorando in un settimanale di avventure, com,e Il Vittorioso, egli continua a fare, da anni, la satira della « maniera forte» fumettistica; su un quotidian<) concepito per divertire (e un po' anche per scandalizzare) la buona borghesia lombarda, egli coglie periodicamente le immagini ineffabili del borghese agiato che si diverte (60). Non ci sembra esagerato notare che alcune delle trovate che animano il repertorio dei nostri comici odierni avevano fatta già da tempo la loro comparsa, in una formulazione molto (60) La satira delle storie di avventura di tutti i tempi è stata, fin dagli inizi, uno dei cavalli di battaglia di Jacovitti: come esemplare tipico di parodia del fumetto americano ricordiamo le storie di « Mandrago H mago », che facevano il verso all'eroe illusionista Mandrake, uno delle vedette dell'Avventurosa (il più diretto collaboratore di 1\-;fandragosi chiamava Pappotar, per assonanza con Lotar, il servo negro di Mandrake). La collaborazione di Jacovitti al Giorno, è cosa così recente che è appena il caso di ricordarla : il paginone domenicale disegnato da Jacovitti è un classico « panorama » di satira contemporanea, esagitato e pungente; mentre il maggiore dei personaggi immaginati da Jacovitti · per Il Giorno dei ragazzi, Cocco Bill~ si rifà alla parodia dell'avventura a fumetti. [46] BibliotecaGino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==