buona réclame a Trieste, nel resto d'Italia e perfino all'estero (di queste elezioni, come abbiamo ricordato più sopra, hanno parlato alcuni giornali svizzeri e tedeschi). Questi i fatti. l\1a tutta la vicenda offre lo spunto per alcune considerazioni. A11zitutto sul problema della legittimità della presenza di una lista a carattere etnico non italiano in una Università italiana. Sul piano giuridico non v'è dubbio che la lista abbia piena legittimità; ma altre considerazioni più sostanziali, politiche, il caso di Trieste suggerisce. Naturalmente non è da prendere sul serio l'asserzione di coloro che pretendono cl1e la presentazione di una lista slovena e la presenza di due consiglieri sloveni costituiscano un pericolo per l'italianità dell'Università di Trieste e della città! Dire questo è tenere in scarso conto l'intelligenza dei triestini. E non è neppure il caso di considerare un buon argomento il vecchio abusato luogo comt1ne di coloro che parlano dell'Università di Trieste come dell'estremo baluardo della cultura italiana, come del « tempio » della cultura nazio11ale. L'atteggiamento della destra univ~rsitaria ha il suo fondamento su asserzioni come queste. Ma siamo, come si vede, sul pia110 della retorica, del fraintendimento dei valori universali della cultura che i fascisti non hanno mai inteso e mai sapranno intendere. L'Università di Trieste è e sarà (come del resto è sempre stata) italiana nella misura in cui resta e resterà partecipe, come le altre Università italiane, di una civiltà che ha contribuito ad elaborare i valori universalistici della cultura moderna. Ma ai fascisti, come ai liberali triestini non interessava la cultura e la « difesa» dell'italianità dell'Ateneo, quanto la speculazione di parte che il caso rendeva possibile. Inoltre, posto che gli studenti sloveni frequentino l'Università con gli stessi obblighi dei loro colleghi italiani, è giusto che abbiano anche gli stessi diritti, quindi anche quello di paritecipare alla politica universitaria. Certo è deprecabile che gli sloveni - o meglio alcuni sloveni - abbiano scelto come mezzo per partecipare alla politica universitaria la presentazione di una lista a carattere etnico; ma si poteva respingere una lista solo perchè ispirata a motivi extrauniversitari? Non sono forse presenti nella vita universitaria forze di chiara derivazione partitica e confessionale? E che dire della lista friulano-isontina a carattere etnico-regionale, sulla cui legittimità nessuno ha sollevato obiezioni? In realtà gli sloveni avrebbero potuto partecipare alle elezioni attraverso le organizzazioni studentesche italiane, per difendere i comuni interessi di studenti. Così hanno giustamente fatto gli studenti sloveni laici, che hanno aderito all'UGI. Gli studenti sloveni clericali non ne hanno seguito l'esempio; e di ciò è in parte responsabile l'Intesa Cattolica, che non ha mai saputo accogliere nelle sue file studenti sloveni cattolici. Sicchè si può concludere, su questo punto, che la presenza di una lista slovena è giustificata formalmente; [40] Bibliotecaginobianco
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