Nord e Sud - anno VI - n. 56 - luglio 1959

affidato allo stesso professore che illustra le nozioni di Educazione civica, venga reso effettivamente possibile non solo come conclusione del corso di storia, ma come premessa dello studio della Carta costituzionale. Attualmente - e ci riferiamo qui essenzialmente ai lice~ ma il discorso può adattarsi un po' a tutti i tipi di scuola - l'insegnamento della storia subisce una curiosa dilatazione nei primi due anni e un'assurda compressione nell'ultimo, dove il programma, almeno in teoria, viene arricchito, col semplice passare del tempo, di anni e decennii di fatti sempre più complessi e di difficile interpretazione, senza che nessuno si preoccupi mai di adeguarlo alla realtà. Tanto per cominciare, se davvero si vuole che l'introduzione dell'insegnamento dell'ultimo quarantennio di storia non resti lettera morta, sarebbe urgente disporre il trasferimento di almeno, quarant'anni di storia dall'ultimo al penultimo anno di corso e, conseguentemente, iniziare questo dal 1830 invece che dal 1789. Non abbiamo qui né tempo né spazio da dedicare ulteriormente all'argomento. Ci siamo limitati a trarre partito da ciò che insegna l'esperienza e a fare una proposta. Discutiamola: il tempo per discutere c'è, ma occorre non perderlo a dibattere i presupposti del tema, anzi il presupposto fondamentale, che nessun motivo di più o meno bene intesa obbiettività o serenità storiografica può giustificare l'ignoranza del passato. Del resto, il novanta per cento dei fatti storici è decisamente sperabile che non avvenga una seconda volta, proprio come può dirsi del fascismo e della catastrofe nazionale da esso provocata, la quale fu, com'è noto, in non piccola parte frutto d'ignoranza storica di un'intera classe dirigente. Ma quell'umana speranza non è finora apparsa un valido motivo per chiudere gli occhi sul passato. RAFFAELLO FRANCHINI Elezioni 11niversitarie e minoranze etniche a Trieste All'Università di Trieste, come del resto presso gli altri Atenei italiani, . . si sono svolte recentemente le elezioni dell'organismo rappresentativo degli studenti. Queste elezioni sono ormai entrate nella normalità della vita universitaria, ed è normale quindi che se ne interessino i partiti politici e taluni ambienti extrastudenteschi: l'opinione e gli orientamenti dei giovani, specie di quelli come gli st11denti universitari che daranno i quadri alla futura classe dirigente, sono elementi non trascurabili della vita morale e politica di un Paese. Ma le elezioni triestine hanno avuto una risonanza molto maggiore di quella che sarebbe stato logico attendersi, sono state al centro di accese polemiche nella città e sulla st~mpa nazionale, hanno finito per inte- [37J Bibliotecaginobianco

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