rapa, ma come strumento per rendere concorrenziale l'economia francese. E infatti, o è vera l'accusa di voler il protezionismo, o è vera l'altra; o, naturalmente, sono false tutte e due. E la verità sta nel fatto che ci sono forze che vogliono solo il protezionismo, e forze che vogliono solo il libero scambio. Ma ci sono anche forze che vogliono il Mercato comune. E, comunque, tutte hanno accettato la realtà del Mercato comune, che diventa così automaticamente il fatto condizionante di alcune scelte politiche fondamentali, un elemento che influenza progressivamente settori sempre più vasti della vita pubblica nei singoli paesi. Si prenda, per esempio, la scena interna francese. A la « Table Ronde» di Berlino sui Problèmes de l'Europe (metà maggio) una polemica tra De la Malène e P. Uri metteva a fuoco l'incidenza della politica europeistica sul dibattito che si prepara nella vicina Repubblica. Al giovane deputato gaullista, che affermava l'incompatibilita degli interessi nazionali con la politica europeistica, l'autorevole economista della CECA rispondeva che, a suo avviso, le esigenze nazionali sono perfettamente conciliabili con le possibilità di una politica europeistica: il problema della politica europeistica, inf atti,consiste oggi nel cercare le condizioni non di una politica uniforme, ma di una convergenza delle politiche nazionali per la realizzazione delle esigenze comunitarie. Spingendo, poi, più a fondo la polemica, si potrebbe osservare che, dietro le preoccupazioni << politiche » ,del deputato nazionalista, si nascondeva forse la più genuina intenzione di salvare certe posizioni di conservazione economica, dato che il coordinamento delle politiche nazionali a livello europeo, così come è richiesto dagli europeisti, implica una politica di sviluppo economico e di progresso sociale. Le tesi europeistiche, insomma, finiscono con l'identificarsi in Fran-. eia con le posizioni di quelle forze democratiche che si battono per una politica di sviluppo e di rinnovamento. I nazionalisti sono progressivamente inchiodati sulla difensiva, su temi dichiaratamente conservatori. La loro grande carta è l'Algeria, cioè la possibilità del ricatto nel nome dell'Algeria. Dall'evoluzione della rivolta algerina dipende il loro destino: ma l'alternativa è un nuovo colpo di testa ed una nuova avventura, o· la sconfitta e la liquidazione. Si sostiene da alcuni che, se De Gaulle riuscirà a risolvere la questione algerina, lo farà solo a prezzo d'un contraccolpo nazionalistico [27] Bibliotecaginobianco
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