Nord e Sud - anno VI - n. 56 - luglio 1959

.delle frontiere, per potere, grazie a tali strutture e a tali solidarietà, creare le premesse di fatto, da cui dovrebbe poi scaturire l'unità politica; ma, dall'altra parte, intanto, le forze nazionali esercitano una spinta centrifuga, minacciando di far crollare da un momento all'altro l'impalcatura euro- :pea che sorge intorno al Mercato Comune. . In verità, la critica che si rivolge dagli europeisti più radicali ai sostenitori dell'istituzionalismo tipo CECA è di essere vittime •di una mentalità prettamente economicistica: e cioè di credere nel meccanismo della derivazione di una federazione politica dalle intese economiche, ignorando che un'élite rivoluzionaria consapevole - assente in questa fase del processo d'integrazione europea - è invece la condizione indispensabile, lo elemento-chiave, per il successo di una simile impresa politica. Questa critica, però, ha il difetto di ignorare da una parte l'esistenza di una volontà decis~ente europeistica di alcune minoranze che operano al livello di classe dirigente nei sei :Paesi, e dall'altra parte di sottovalutare -.che i meccanismi messi in moto dagli accordi comunitari non investono ·solo i settori economici, ma si riflettono anche in sede politica. Si esamini, ·in proposito, l'esempio francese. Il crollo della IV Repubblica e l'avvento di De Gat1lle, se rappresentano una delle ragioni di maggiore preoccupazione per l'avvenire del processo di integrazione, stanno anche, paradossalmente, fornendo una conferma della validità profonda dell'esigenza europeistica, al ,di là degli sconvolgimenti e delle crisi che investono successivamente questo o quel paese della Comunità a sei. Quando il Generale ascese al potere, si temettero infatti essenzialmente due orientamenti: la ripresa dei tentativi di intesa franco-sovietica, sulla scia degli accordi di Mosca del 1944, e la denuncia delle Comunità Europee, contemporaneamente alla ricerca di una collaborazione più intima con la Gran Bretagna. A distanza di un anno dall'avvento di De Gaulk, si può dire con tranquillità che quelle previsioni erano radicalmente sbagliate. Non c'è stato nemmeno un accenno che giustificasse l'ipotesi del « giro di valzer» con Mosca; e mai nel dopoguerra i rapporti franco-inglesi erano stati, per adoperare un'espressione ottimi .. stica, tiepidi come in questi mesi. Si parla invece di un « asse » Parigi - Bonn, e non c'è dubbio che Francia e Germania occidentale hanno marciato d'accordo su tutti i principali problemi di politica estera, ed in particolare sui due problemi più importanti della scena internazionale nello ·[22] Bibliotecaginobianco

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