Nord e Sud - anno VI - n. 56 - luglio 1959

trare in una lista comune; non riesce a proporre una posizione autonoma in Sicilia, dove è stato con Milazzo prima e ora, indipendentemente da considerazioni aritmetiche sulla maggioranza, vuole l'unità delle forze antifasciste e popolari, in altre parole l'alleanza con i comunisti. Se il problema di fondo per una politica progressista in Italia resta quello di guadagnare voti a sinistra ad un socialismo democratico, la recente tornata elettorale ha provato che la presa comunista sull'elettorato di sinistra è più forte che mai, che quindi quel problema resta insoluto, nè si vede come possa essere affrontato con successo dal P.S.I. Il Partito comunista trae vantaggi indubbiamente (e questo era facile prevederlo) dall'apertura a destra consumata da Segni, ma ancor più dall'apporto di fiducia che gli viene dall'avallo del P.S.I., laddove quest'ultimo non riesce o non vuole distinguere in maniera netta la propria posizione. Quel travaso di voti dal P.C.I. al P.S.I. che dovrebbe costituire la condizione primaria perchè si consolidi la posizione degli autonomisti c'è s~atonel 1956 e nel 1958, non c'è stato nelle ultime elezioni; abbiamo assistito invece ad un riflusso della base socialista verso sinistra, se è vero che sette degli undici deputati regionali eletti in Sicilia nelle liste del P.S.I. appartengono alla corrente di Valori e di Vecchietti. L'alternativa democratica rischia dunque di diventare l'alternativa con i comunisti: la sinistra filocomunista del P.S.I. può contare ora su nuove armi per combattere efficacemente la sua battaglia interna, che si aggiungono a quelle dell'unità sindacale nella C.G.I.L., della presenza a stretto contatto di gomito con i comunisti nelle organizzazioni di massa, delle alleanze amministrative nelle grandi e nelle piccole città del Nord. Che cosa concludere a questo punto? Che dopo il rifiuto della formula Fanfani-Saragat di centro sinistra siamo dunque al di là di quanto i fautori laici della politica di « alternativa >) prevedevano, siamo al blocco dei moderati cattolici, alleatisi con le destre monarchiche e fasciste, a cui non si può non rispondere con il blocco delle forze avversarie? Noi non crediamo che le cose siano giunte a tanto, e soprattutto non lo vogliamo; ci sono ancora nella D.C. uomini e correnti politiche che si stanno adoperando per una revisione critica degli attuali indirizzi del partito di maggioranza; e la data del congresso democristiano è ormai vicina. V'è però da prendere atto che questi uomini e queste correnti sono state finora poste in difficoltà dalla politica del Partito socialista. Ancora una volta il settore di maggiore [16] Bibliotecaginobianco ·

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