di porre più facilmente la propria candidatura per un'alternativa di potere, da ogni solidarietà di tipo frontista con i comunisti. Questa seconda posizione, che abbiamo vista sostenuta anche recentemente su alcuni giornali della sinistra democratica, è per noi di particolare interesse, perchè vorrebbe porsi come superamento del dilemma tra le due formule, tra le due politiche (apertura-alternativa) che ha diviso la sinistra democratica, dilemma ritenuto non più attuale; essa tuttavia, a nostro giudizio reca in sè un duplice errore di valutazione: sottovaluta le possibilità di consolidamento dell'attuale orientamento della Democrazia cristiana, la quale potrebbe trarre proprio dagli eventi la forza e la capacità di resistere; fa ancora credito al Partito socialista di poter stabilire i tempi delle operazioni politiche. Non tiene conto infine del fatto che la politica del P.S.I. sta attraversando una fase di involuzione, che questo partito sta man mano sottraendosi al dialogo tra le forze democratiche. Esaminiamo infatti il primo punto. La Democrazia cristiana, malgrado le crisi da cui è costantemente travagliata, e malgrado le sue attuali alleanze di governo, ha retto alla prova delle recenti cons11ltazioni elettorali, che hanno certamente un valore sintomatico (si è votato in Val D'Aosta, nella provincia di Ravenna, in Sicilia, in sedici grossi cotnuni del Mezzogiorno, in numerosi altri piccoli comuni). La D.C. quindi costituisce un blocco che riscuote fiducia malgrado le prove di malgoverno e di malcostume fornite abbondantemente negli anni scorsi, e, malgrado gli incerti orientamenti ideologici, è un punto di riferimento sicuro per una parte cospicua dell'elettorato. Le divisioni interne, l'aspra lotta delle correnti, non sembrano preoccupare gli elettori; l'apertura a destra, anzichè indebolire il partito di maggioranza, gli ha fatto assorbire gran parte dell'elettorato monarchico, specie in Sicilia e nei comuni del Mezzogiorno (nei comuni con popolazione superiore ai 10.000 abitanti ha ottenuto il 45,6% dei suffragi). Emerge qui11di, da questa prova, il dato della capacità di resistenza del partito cattolico, tanto più significativo in quanto risulta da una consultazione amministrativa, da un tipo di elezioni che di solito l'hanno visto negli anni scorsi perdere voti rispetto a quelle politiche. Non ci pare inutile osservare che questo dato contraddice alla speranza di quanti contavano appunto sull'indebolimento del partito di maggioranza sia per il rilancio di una politica di « alternativa )), sia per l'inversione di indirizzo che sarebbe scaturita come reazione necessaria e come rimedio all'alto costo del- [14] Bibliotecaginobianco
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