Vomero ... iniziava ufficialmente i lavori l'l I maggio dello stesso anno presenti ii re e la regina e l'on. Depretis, Presidente del ·Consiglio dei ministri ». L'esame delle strutture imprenditoriali legate al liberty napoletano è, nel De Fusco, sempre assai acuta. Potremmo citare ancora; ma basterà una sola nota, abbastanza tipica. Nel rintracciare gli esempi del liberty napoletano il De Fusco - che non intende comunque por mano ad improvvide rivalutazioni di personalità quali il Comencini, il De Simone, il Paterna Baldizzi, il Capo, ecc., già tutte abbastanza note, o per le quali non si può .ancora tracciare un profilo definitivo perchè mancano forse i dati completi dell'intera epoca - il De Fusco dicevamo ricorda la Villa Pappone a Posillipo (opera di Gregorio Botta), come l'esempio più marcato e completo di « conformismo » al linguaggio liberty che sia possibile reperire a Napoli; e nota che essa fu -costruita per il Comm. Pappone, che, « da modesto fabbricante riuscì, ad ingrandire la sua manifattura di fiori artificiali fino al punto da occupare centinaia di dipendenti e di competere nell'esportazione con la produzione parigina »; dimostrando così ,di essere veramente uno di quegli imprenditori di nuovo stampo che nel nord Italia e ancor più nel nord Europa creavano e diffondevano il liberty come linguag·gio moderno dell'architettura. Ancora un appunto su questo argomento. È indubbio che il liberty sia stato in Europa - nelle sue varie forme ed ambizioni - una forma di rinnovamento del linguaggio formale architettonico, sia per le libertà ,di impianto strutturale che esso ebbe il coraggio di imporre rispetto alla rigida volumetria bloccata del tardo ottocento, sia per l'univocità formale che esso seppe introdurre nel fatto architettura-arredamento. E tuttavia i risultati di questo rinnovamento non perdurarono a lungo nell'ambito di questo linguaggio, esauritosi ,presto in una moda, cui la critica guarda dubbiosa. Si osservi del resto !~esempio napoletano (anche se per esso valgono le attenuanti d'essere stato un moto di ritorno, per così dire, rispetto all'ondata europea), e proprio il rione ìCarelli a Posillipo. La tendenza all' « escapism » è in esso notevole ed il suo rapido degradamento ambientale è un fatto appurato dallo stesso De Fusco cl1e pur a1ppena indugia su quella « soffusa malinconia » che all'ambiente sarebbe rimasta appiccicata come una esterna patina. « A parte pochi ,casi, ,prosegue il De Fusco, esso, sia :pure per il suo difetto viario (che è però, a nostro avviso, una componente tipica di certe forme rionali non perfettamente adeguate, che col liberty si andarono diffondendo, come ci sembra di notare an-che a Roma) sia per lo scarso succes&0 ,di Posillipo come zona residenziale, ha acquisito col tempo un carattere ben diverso da quello originario. Le aree libere o destinate a giardino, che costituivano oltre il 50% della superficie totale, sono state occupate da nuovi e poveri edifici e gli immobili primitivi, data la modesta conformazione sociale del quartiere, sono sensibilmente decaduti». Ora il punto è proprio questo, che tale patina non è un fatto esterno, e sopraggiunto all'a,mbiente stesso, bensì è la naturale conseguenza di un certo tipo di degradamento ambientale che certe isole liberty subirono un po' dovunque (vedi anche a Roma). Perciò lo stesso De Fusco, pur accettando nel suo complesso l'esperienza floreale napoletana, resta abbastanza scettico sulla valutazione positiva che se ne può dare. E il De Fusco ha un giudizio tagliente e secco - ritardo sul moto europeo - che non ammette poi le timide riprese elogiative. Quando il liberty scende in Italia (a parte il fatto che .si tratta per lo più di un liberty di origine austriaca, cioè di una variante in cui la ,componente estetizzante è più forte), esso è già una formula più che una forma; ed una formula che peggiora ancora certe tare d'ordine economico-strutturale a cui si deve forse (ed il Pane nella sua prefazione sottolinea il punto) la magg!or parte degli errori d'ordine più propria- [127] Bibliotecaginobianco
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