nuovi ceti, nei confronti. .. ma qui ci don1andiamo, nei confronti di che cosa? Probabilmente il De Fusco ha in mente le altre città italiane dove in vece il fenomeno sociale avrebbe avuto un maggior rilievo e dove quindi dovrebbe ro esistere segni palpabili della sua presenza e cioè, sul piano architettonico, una sostanziosa produzione liberty, o floreale che dir si voglia. Poichè per Milano questa equazione sembra .potersi imporre: « esso (cioè il floreale) era accettato dai franchi tiratori della iniziativa industri ale; dall'imprenditore lombardo o piemontese che nel suo positivismo sentimenta le adottava, nell'ambito privato della sua azienda e della sua residenza domestica, quel linguaggio che vedeva impiegato come pressione del progresso negli ambienti europei, con i quali era solito trattare». Dunque, la nuova espressione di gu to penetrava in Italia co1ne moda « moder11a », se co i ..i può dire, e ricettiva nei confronti dell'Europa più spregiudicata ed avanzata: si noti che « l'Art Nouveau » in particolare, come momento o tendenza pecifica nell'ambito più gener icamente liberty, è un vanto belga, di una nazione ioè che vero la fine del secol o si trovava invidiabilmente all'avanguardia <li una oscienza lib rale e moderna, progressista e laica, darwini ta e scienti La, anche se pericolatamente romantica nelle sue suggestioni intin1e, attaccata al bene re m t riale, ma en~ibile in rte pieghe profonde a 1noti i « eroici» d « e teti i ». Tra parente i se la critica ha sottolineato nel liberty la preminenza d Ila linea ondeggiant e i1nboli a, questo for e è dovuto alle suggestioni 1 tt rarie. Co1nunque il De Fu co ribadisce la componente « sociale» del movimento, notando h « l'ap rtura ulturale di qu sto paese (il Belgio) era diretta con eguen1a della vita politica nazionale. Nell'in tabile equilibrio delle grandi potenze europee, il B lgio, t ndendo e nzialmente a potenziare le sue attività produttiv e caratteriLzato dai più tipici aspetti del progressismo ottocentesco, industrializzazione, liberali 1no, filantr pi 1no, he per altro diede inizio alla sua pansione sociale, ri ultò e· re il pa e più idoneo alla formazio ne di un costume». Accettata que"ta definizi ne d ll'ambito liberty, e ssa ha una colorazione decisamente positiva; osi hè, se in Italia questo stil fu soffocato dal pateracchio monumentale d uffi ial , iò in1putabile, ancora una volta, allo scarso peso acquisito dai ceti 111.odernam nte imprenditoriali, non vincolati cioè con la classe dirigente ufficiale del regno. Tanto che, sottolinea il De Fusco , anche il Basile, il Sommaruga e il D'Aroneo, che pur sono, in qualità di costruttori privati, qualificati nell'ambito liberty, quando si trova ano ad edificare nel gir o del programma di opere pubbliche ripudiavano i pur timidi accenni a novità f orestiere e accettavano in pieno -il conformismo ufficiale. Vien ovvio pensare che la rivalutazione dell'apporto del liberty it aliano o meglio il rimpianto sulla scarsezza di tale apporto possono venir colle gati ad un modo di pensare storico che (pur non accettando integralmente le tesi d el « risorgimento mancato») tuttavia vorrebbe dare per scontato un vizio di forma nello sviluppo storico della nazione italiana e nella stessa fioritura giolittiana. Tanto ci premeva sottolineare per mettere in luce, se possibile, alcuni aspetti di fo ndo del libro di cui ci stiamo occupando. Libro che ha tra l'altro il merito di riprendere il discorso sul fl oreale in genere, o meglio, più sostanzialmente sull' « Art Nouveau l>, di cui vengono ancora una volta precisate alcune costituenti essenziali e cioè il movimento inglese cosiddetto delle arti applicate, la pittura francese, e non solo nell e zone o forme tardo o post-impressioniste qualificate da « modesti pittori» quali Knopff, Toorop, Hodler e Beardsley, bensì anche in quelle direttamente impression iste con la loro ricerca di una « immediata esperienza visiva ]). Inoltre, come nota giustamente il (125] · Bibliotecaginobianco
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