Nord e Sud - anno VI - n. 56 - luglio 1959

ha visto trasferirsi oltre ,l'Atlantico 159.464 dei suoi figli (esattamente un terzo dell'intera sua popolazione) e che, nel secondo dopoguerra, ha fornito 1'11 per cento della corrente migratoria italiana, pur assommando, la sua popolazione, al solo 0,69 per cento della popolazione nazionale. Una terra che, come ha dimostrato sul n. 50 di Nord e Sud Giuseppe Galasso, ha il triste primato, nel Mezzogiorno, di un esodo migratorio superiore allo stesso incremento della popolazione. Ora può darsi che, nelJ'.economia di uno scrittore, un libro come Biglietto di terza possa anche rappresentare un cc diversivo »: ·e tale, infatti, il Rimanelli lo giudica. Ma a chi guarda il libro, non soltanto sotto l'aspetto letterario, il giudizio appare esatto solo se riferito allo stile narrativo. Biglietto di terza è difatti la continuazione logica di Peccato originale: è il libro della vita canadese di quegli stessi emigranti che nel precedente libro vivono nel Molise la preparazione alla partenza. L'averlo dimenticato ha consentito a qualcuno di richiamare per l'occasione America primo amore di Soldati •e America amara di Cecchi, coi quali Biglietto di terza potrebbe rappresentare la trilogia italiana di un'America segreta, dolorosa e amorosa, vissuta e goduta e respinta quel tanto da indurre a forme nuove di nostalgia. Laddove l'America di Rimanelli è soprattutto l'elemento spaziale di un dramma umano i cui soggetti non sono nè le allucinate praterie nè i deserti di neve, nè le città e i totem del Canadà, ma i contadini del Sud, gli stessi, ripetiamo, che, per la condanna di un cc peccato originale », avevano vissuto nel Mezzogiorno il primo atto d·ella loro tragedia. Non diversivo, quindi, ma .completamento di un impegno letterario sui temi della socialità e della libertà. Il diversivo è solo nel ritorno alle origini stilistiche dello scrittore, cioè a quel procedere ·per immagini ed episodi rapidi, a colpi di fiash, che è lo stile di Tiro al piccione, •e che Peccato originale aveva superato in un maggiore impegno narrativo fatto di orchestrazione e sorretto dalla fantasia trasfiguratrice. Ma, ,come Tiro al piccione, anche Biglietto di terza è più che un diario autobiografico e più di un'in-chiesta: è un romanzo, perchè approda a valori artistici, anche se a volta incompiuti; ed è anche un'inchiesta sociologicopolitica, perchè ne ha la forma: al di là dell'uno e dell'altra, infine, è un libro di impegno sociale, che interessa lo studioso di •cose politiche non meno che il letterato e il giornalista. Perciò non si può esitare a comprendere Biglietto di terza in quella letteratura meridionalistica che ha assolto, nel secondo dopoguerra, e tuttora assolve, nella fase -della sua meno intensa, ma più valida fioritura, a una grande funzione stimolatrice contro•i pericoli di una stanchezza per certi interessi che è parsa talvolta insinuarsi e più potrebbe insinuarsi in avvenire nelle classi dirigenti e nell'opinione pubblica. Ma altrettanto occorre aggiungere che la polemica cosidetta cc tra il b·ene e il bello » artificiosamente sollevata da quella letteratura (specie quando di letterario aveva poco), e che da tempo ha chiarito i confini della validità dei cosidetti scrittori impegnati, non riguarda Rimanelli: il quale tra quegli scrittori, appartiene alla minoranza capace di avvertire il bisogno di non scindere i àue termini, confrontando così il monito che in proposito levava, tra gli scrittori della generazione precedente, Corrado Alvaro. Riprova di questo giudizio si ha in tutto il contenuto del libro: nrella sincerità con la quale Rimanelli analizza e descrive la realtà americana dell'emigrato, sincerità non passionale, ma distaccata, quasi documentaristica; non indifferente, però, ma pessimisticam,ente vissuta. Un pessimismo •che nasce com•e precoscienza (la diffidenza dei •Contadini meridionali per il mare ne è l'elemento simbolistico) e si matura come memoria (il continuo richiamo al paese, alle abitudini, alle stesse [122] Bibliotecaginobianco

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