Nord e Sud - anno VI - n. 56 - luglio 1959

di un terreno di franca intesa democratica, in altri termini una soluzione di centro-sinistra al problema della maggioranza politico-parlamentare, sia che preferiranno invece fornire alibi tanto ai socialisti che ai democristianio Alla vigilia del Congresso del Partito socialista questa rivista, prendendo in esame i dati della situazione italiana e le posizioni che si potevano riscontrare nel campo della sinistra democratica, ebbe modo di osservare che quest'ultima si presentava divisa non tanto per ciò che concerneva l'atteggiamento da tenere rispetto al governo allora in carica (quello risultante dall'alleanza Fanfani-Saragat su di una formula di centro-sinistra), quanto rispetto alla strategia di fondo, al dilemma che stava dinanzi: la sinistra democratica doveva decidere se considerare possibile e auspicabile l'alleanza tra cattolici e socialisti, o invece se ritenersi disponibile per l' avvento di una maggioranza di socialisti; doveva in altri termini scegliere tra la politica di « _apertura a sinistra )>, propugnata da alcuni, e la politica di « alternativa democratica >) o « 1i potere ))' difesa con pari accanimento e convinzione da altri. Dicemmo anche che a nostro parere non si poteva fare scelta diversa da quella dell'apertura, di una politica cioè che consentisse l'allargamento a sinistra della base della maggioranza di governo, l'alleanza tra i cattolici e le forze della sinistra democratica e socialista. Respingere questa politica, scegliere invece la formula più suggestiva, ma anche meno chiara e piena di incognite, dell'alternativa avrebbe potuto lasciare libero il campo alla controffensiva conservatrice, o peggio ancora reazionaria, spingere i cattolici a destra, indebolire quelle correnti moderne e sinceramente democratiche che pure militano nel partito democristiano. Aggiungevamo che questo era un modo realistico di porre il problema dello sviluppo democratico del Paese, perchè la nostra indicazione teneva conto della realtà delle forze e degli interessi in gioco. L'insistere sulla formula dell'alternativa, a breve o a lunga scadenza poco importa, avrebbe sottratto le forze politiche democratiche non cattoliche alle responsabilità attuali, le avrebbe rese indifferenti ai problemi della direzione dello Stato: in sostanza avrebbe giovato ai comunisti, che perseguono logicamente una opposizione di regime, e alle forze reazionarie e clericali, alla destra democristiana che le rappresenta nello schieramento di maggioranza, e che dava chiari segni sin d'allora di voler provocare, con la caduta del governo Fanfani-Saragat, un'inversione di rotta negli orientamenti della D.C. (erano già entrati in attività i « franchi tiratori >>) • . [8] Bibliotecaginobianco

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