si potesse evitare che l'edilizia privata continuasse ad agire in modo disarmonico rispetto all'accertamento analitico del fabbisogno di alloggi, ciò sopratutto a causa della scarsa liquidità di d.enaro e dell'alto interesse pagato per esso (7). Tre sono stati i provvedimenti legislativi che in Italia, ,dopo il 1949, avrebbero dovuto consentire il passaggio da una politica edilizia basata essenzialmente 11ellesovvenzioni per settori, ad una politica che prevedesse una serie organica di interventi. Il primo di questi provvedimenti comporta l'investimento diretto di 168 miliardi in sette esercizi (dal 1954-55 al 1960-6)1, al fine di eliminare le abitazioni improprie. Il secon,do stabilisce una concessione di contributi erariali in annualità costanti del 4% sull'importo delle costruzioni. Il terzo è quello istitutivo della gestione INA-Casa (piano Fanfani). In base a qt1esti provvedimenti si sarebbero dovuti costruire 300 mila vani all'anno per l'edilizia popolare. Ma questi 300 mila vani rappresentano soltanto il 25 '% della produzione annua globale, mentre la forza numerica delle categorie cui essi sono destinati rappresenta, in totale, una percentuale notevolmente superiore al SO% d.ell'intera popolazione. Nè la ripartizione geografica, per categoria e per tipi di costruzione, è sempie in correlazione adeguata con le esigenze delle varie zone e col reddito medio delle varie categorie cui tali vani sono destinati (8). La relazione tra l'abitazione, il numero dei componenti la famiglia e il luogo di residenza è una delle variabili più interessanti ai fini dello studio e dell'approntamento di un programma edilizio. Va notato, infatti, che mentre nel Nord il numero di componenti la famiglia regredisce con l'aumentare della densità di popolazio11e per Kmq. (da 4,18 nei comuni di 3 mila abitanti, a 3,22 in quelli di oltre 100 mila), nel Sud la proporzione è inversa, e si passa dai 4,16 componenti per famiglia nei comuni (7) Il CEP, Commissione per lo studio dei quartieri coordinati, dovrebbe ora - entrando nel merito della operatività stessa del coordinamento - prevedere l'inserimento dell'iniziativa privata così da creare una dinamica interna nei quartieri in rapporto alla diversa composizione, ai tipi di alloggio ed ai livelli di affitto. (8) Sul mancato intervento delle Autorità Governative locali e sul mancato piano di esecuzion~ contestuale dei provvedimenti, cfr., ad esempio, per il Comune di Napoli, la relazione dell'ing. Ferdinando Isabella sul sottotema << Politica a1nministrativa » al VII Congresso Nazionale di .Urbanistica a Bologna. [97] Bibliotecaginobianco
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