Ad Alessandro Galante Garrone. S.1., 6 dicembre 1942. Caro Sandro, rispondo con ritardo, per i mille guai, che di questi tempi gravano su di me. Di Pietro nessuna notizia da più di un mese. Una notizia che ha una certa attendibilità (proviene da un aviatore che l'ha recata alla famiglia di un altro ufficiale collega di Pietro) .reca che tutta la batteria al completo sarebbe stata catturata. La cosa corrisponde al fatto che nessuna delle famiglie di altri militari del reparto di cui ho l'indirizzo, ha ricevuto notizie di laggiù. Dio voglia che tutto si riduca ad una prigionia! Poi ora abbiamo i preludi del nostro turno: il bombardamento dell'altra sera è stato particolarmente atroce per il numero delle vittime. Ora ci apparecchiamo anche noi allo sgombero, e andremo probabilmente a Positano. Io però sono ancora legato dall'insegnamento all'università. Penso con preoccupazione che a Positano mi sarà difficile lav.orare, e verrà meno l'ultimo conforto che trovavo contro la tristezza dei giorni neri. Mi dispiace assai dei guai della povera Torino, una delle città a me più simpatiche. E mi duole tantissimo dei vostri danni specialmente di quelli di Carlo. Se in tanta 1 bufera può essergli utile un lavoro che lo aiuti a fronteggiare un pò la situazione, digli che io ho pensato di fargli tradurre l'opera del Quinet: La révolution. A Luigi Russo. Positano, Natale del 1942. Caro Luigi ... appena giunto a Positano ho avuto una notizia che mi ha levato d'angoscia. Un telegramma di mio nipote (1 ) mi annunziava che il nome di Pietro figura tra i prigioni~ri incolumi in Egitto! Certo non sarà lieto per lui star chiuso in un campo ,di prigionia, ma per noi è la liberazione di un incubo durato SO giorni! Io mi sono trasferito con infiniti stenti e dispendi in una specie di catapecchia positanense. Il clima addirittura primaverile ed il mare splendido. ( 1 ) Giovanni Cozza, che in Albania ebbe amputato un piede e successivamente l'altra gamba. [79] Bibliotecaginobianco
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