nalismi, era un'idea che valeva soio in quanto partecipava dei Weitgeist, che viveva solo di quel che apportava alla vita dell'indivisa umanità. cc Patriottismo che converrà distinguere dal nazionalismo - si legge appunto nei Momenti di vita di guerra - anche se i due termini, e non i termini soli, ma anche i concreti indirizzi, per buona parte si mescolarono e si confusero. Rimase tuttavia una divergenza che doveva rivelarsi in seguito. Mentre per il nazionalismo l'idea della nazione è assoluta, chiusa, un idolo che tutto chiede, e in cui tutto deve confl,uire, l'idea della patria, invece, specialmente per efjetto dei grandi movimenti europei del secolo scorso, è risolvibile in un contenuto ideale, universale, nei beni che ci garantisce, nella spiritualità in cui si celebra, nelle istituzioni in cui si potenziano gli uomini ... » : è il patriottismo delle generazioni del Risorgimento, che fa una cosa sola col sentimento e con l'ideale di libertà e che anzi non vive senza di essi. Cosa abbia significato il fascismo per Adolfo Omodeo si può vedere dalle lettere che qui si pubblicano: l'amarezza per lo spettacolo di viltà generale, la tristezza per la rottura di antiche e forti amicizie, la solitudine profonda anche nella scuola, il disperato rifugiarsi nel lavoro storico, « nel pensiero inaccessibile a tutte le tirannidi », per riafjermare, in questo modo almeno, gli ideali di libertà che erano insieme il deus agitans della sua fantasia di storico e la ragione prima della sua resistenza al regime illiberale. Tutto ciò doveva segnare profondamente l'animo dell'uomo: il crollo della dittatura non è per lui la cueillaison des reves. Nell'azione prontamente iniziata non v'era gioia esaltante, 1na solo il sentimento di un estremo dovere da compiere, per gli altri, non per sè: « mi resta solo una squallida e disperata volontà di agire, senza sorriso di speranze ... » • Non è a caso che gli ultimi mesi della sua vita fossero sotto il segno di un ritorno agli studi: s'era accumulata nell'animo dell'Omodeo una tristezza infinita, s'era acuita (o forse era già presagio di morte) in lui, ad un punto quasi incredibile, la consapevolezza della perenne insoddisfazione al presente degli uomini di grandi ideali. « L'ora presente è invano, non fa che percuotere e fugge ... »: dal verso carducciano l'Omodeo traeva spunto all'ultimo suo saggio, incompiuto, sulla nostalgia madre della storia (1 ). ( 1 ) Queste lettere sono state trascritte fedelmente dagli originali; sono stati soppressi, tuttavia, i riferimenti e gli accenni troppo personali. [47] Bibliotecaginobianco
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