questa sua vocazione e profes5ione. Pavone ignora che i libri e 1e polemiche di Omodeo hanno questa duplice dimensione, storiografica e politica, e che perciò il suo contributo non s'intende semplificandolo a piacere. È uno squilibrio generale che si manifesta qui e che nuoce a tutto il saggio e perfino alle sue conclusioni. D'altro canto, Pavone stesso scrive che cc la dialettica cui Gobetti ricorre per realizzare il suo assunto è una dialettica di puri concetti politici che, messi in moto dal suo moralismo, tentano di sfociare nella realtà con abuso di artifici e di astuzie della provvidenza » e che qui sta appunto la debolezza di lui, una debolezza che lo fa partecipe dell'attivismo irrazionalistico che egli voleva combattere. Omodeo aveva detto qualcosa del genere accennando alle idee e ai fermenti di idee che erano nell'aria: e del resto, che cosa è la formula gobettiana del fascismo come cc autobiografia della nazione » se non la conclusione (con segno negativo) di un meccanismo revisionistico che assomiglia molto a quello di certi esponenti della cultura ufficiale fascista? Tra la ricerca dei precursori e quella dei vizi risposti non mi sembra che si possa fare differenza di qualità storiografica, ma di senso estetico e di temperie politica. Comunque ciò sia, la ricerca di Pavone mi pare documentare in maniera difficilmente contestabile come la Resistenza al fascismo abbia tratto un nutrimento vivificante dalle polemiche intorno al Risorgimento, come la cultura politica antifascista sia maturata in parte proprio in questo dibattito che poneva in discussione il più recente passato del paese, pur se la paradossale conclusione doveva essere quella di un'accentuazione della coscienza di un ,distacco decisivo dal mito risorgimentale. « Il mondo del Risorgimento - e chi è stato educato nel suo culto non può scriverlo senza angoscia - si è andato decomponendo nei suoi elementi costitutivi e ciascun elemento - se rie va tutto solo a cercarsi le sue origini storiche », scriveva dieci anni fa Walter Maturi: vengono meno le occasioni di atteggiamenti in chiave politica e prammatica e resta la comprensione storica. Giustamente Pavone conclude sottolineando che cc possono ormai considerarsi in via di superamento i vecchi termini della polemica fra revisionismo e antirevisionismo » - ( 1 ): che, se non altro, è presagio di prossimo lavoro storiografico. VITTORIO DE CAPRARIIS ( 1 ) A p. 866 l'autore par condannare, non senza una certa acerbità di tono e con un'ironia di dubbio gusto, coloro i quali hanno polemizzato contro certe tesi revisionistiche, pensando le stesse cose che egli sembra pensare oggi. O che forse non si potevano avvertire superati << i vecchi termini della polemica fra revisionismo e antirevisionismo » già alcuni anni fa, giungendo a tale conclusione attraverso una esperienza diversa da quella di Pavone? [45] J Bibliotecaginobianco \
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