ha fatto il Presidente Segni, all'incremento del reddito nazionale dal 1950 fino a tutto il 1957, quando non si inquadri nella giusta evidenza il fenomeno di forze disoccupate rimaste tuttora su livelli elevatissimi, mentre perdurano pressochè inalterate, anzi tendono ad aggravarsi, le profonde differenze sociali ed economiche fra i vari strati della popolazione e fra le diverse regioni. Nè convince la tesi della quasi ineluttabilità di una simile situazione che affonderebbe la propria radice nei decenni trascorsi della storia d'Italia. Chi affronta siffatti problemi dovrebbe domandarsi come mai il fato avverso - debba accanirsi contro il nostro paese, come mai soltanto noi si debba avere il privilegio ben singolare di essere gli unici a trascinarci il peso di una grande massa di disoccupati e sottoccupati, privi o quasi privi di istruzione, ed a presentare differenze così marcate di reddito tra le varie parti del paese, mentre in tutto il restante mondo occidentale si è raggiunto nel decennio scorso il pieno impiego, e si avverte da tempo scarsezza di manodopera da avviare al lavoro. Ma vano sarebbe attendersi dalla attuale maggioranza parlamentare e dai ceti imprenditoriali una analisi delle cause effettive che hanno impedito ed impediscono il normale sviluppo sociale ed economico del paese, e favoriscono invece il consolidamento e la concentrazione di grosse fortune. È probabile che l'attuale difficile fase congiunturale venga superata; il reddito globale potrà segnare nuovi importanti incrementi annuali; ma ciò non vorrà dire che si riuscirà a ridurre il distacco tra ceti privilegiati e ceti depressi, fra occupati e disoccupati, fra « isole » sviluppate e regioni arretrate del paese. Tali squilibri tendono naturalmente ad esasperarsi quando il potere centrale non eserciti determinate azioni correttive sulla base di un lucido schema di sviluppo. Nessuno potrà seriamente affermare cl1e il Governo attuale abbia un tale intendimento; è lo stesso schieramento politico che lo sostiene a vietare l'impostazione di una coerente linea di intervento che in sostanza contrasterebbe con gli interessi rappresentati nella maggioranza. L'ironico scetticismo dell'on. Segni che ha voluto mettere in guardia (nel discorso pronunciato al Senato presentando il suo Ministero) contro i miracolismi delle riforme di struttura, è piuttosto sintomatico; cosi come lo è il porre l'accento sulla necessità di una politica di lavoro pubblici, notoriamente insufficiente - - a risolvere il problema dell'armonico sviluppo economico e sociale del paese. Scopo di questa nota è di accennare ad alcuni sintomi che lasciano preved_ereuna accentuazione degli squilibri, anche in fase di piena ripresa economica generale. Non è da escludere, infatti, che una rioresa del reddito nazio- - nale globale possa permetterne la destinazione di una maggiore quota ai cosiddetti fini sociali. Ma noi sappiamo che cosa si intende, in Italia, per politica sociale. Sappiamo altresì che saranno elusi ancora una volta i problemi di fondo della nostra economia, perchè non è con una politica assi- • [35] Bibliotecaginobianco
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