Nord e Sud - anno VI - n. 55 - giugno 1959

aiuta ben poco a delineare il carattere del Ferrari dal momento ,che, subito all'inizio, lo relega nella « fronda » del partito popolare e, in seguito, fa notevoli sforzi per non accreditare la versione di un Ferrari uomo di sinistra del popolarismo. Giampietro Dore invece dà un ritratto convincente del maggiore ispiratore del Domani d'Italia} mettendo bene in •evidenza le qualità del Ferrari, classificandolo uomo di sinistra del partito, strenuo difensore della autonomia ·ed ideologia popolare contro le ma• novre trasformiste clerico ,conservatrici e, in un certo senso, artefice della rottura con il fascismo all'indomani del Congresso di Torino. La figura dunque di un Ferrari dallo spirito combattivo, alieno dai facili compromessi, richiamantesi cc ideologican1ente alla tradizione della intransigenza di sinistra del movimento cattolico », appare in questa rac,colta di scritti pubblicati su Il Domani d'Italia il cui primo numero usci il 2 Dicembre I 922 e l'ultimo il 9 Luglio 1924. In ore cioè delle più tragiche d'Italia e in cui occorreva una assoluta fede, non tanto nel presente quanto nel futuro, e il coraggio di mantenersi fedele alle proprie convinzioni, la vocazione protestataria di denuncia e di ,critica contro un movimento che si appoggiava sulle più retrive istanze della borgh·esia italiana. Ferrari condusse all'esterno e all'interno del partito una battaglia di idee con lampante chiarezza, non acc·ecato dalla violenza verbale di buona parte della stampa ca~tolica, né affascinato dai toni socialisteggianti di un massimalismo bianco alla Miglioli. Nell'avere saputo imporsi a dei ,collaboratori come Miglioli consiste anche una delle doti del Ferrari capace di interpretare, al di là di una palingenesi sociale che il deputato di Soresina sbandierava in uno stile bolscevizzante, l'urgenza, in un'ora particolarmente grave, di una soluzione dei problemi statuali a cui sarebbe seguita immediatamente la soluzione dei problemi sociali. Il tema centrale degli articoli di Il Domani d'Italia era la riaffermazion-e della originalità e autonomia del pensiero popolare esposta con estrema chiarezza e la difesa di una intransigente linea di condotta nei confronti del fascismo. In tale senso si può forse condividere la interpretazione di Sturzo e -considerare Ferrari leader di una minoranza attiva che poneva al partito motivi di fondo di una complessa problematica politica e sociale e lo poneva anche di fronte alle grosse responsabilità del momento. Il suo intervento al Congresso di Torino, che doveva segnare la decisa sconfitta delle forze clerico fasciste in seno al partito, è quanto mai illuminante e puntuale per l'analisi ivi espressa del movimento fascista e sembra riecheggiare lo spirito di quelle figure che, insensibili alle lusinghe fasciste, spinsero la loro visione nel futuro sicuri che la battaglia della libertà, ora ·mom·entaneamente sconfitta, sarebbe proseguita fra mille difficoltà, ma con tenacia e coraggio fino alla sia pur lontana e sicura vittoria. Non c'è dunque da meravigliarsi allora se Pietro Gobetti assistendo all'ultimo Congresso del P.P.I. si ,espresse in questi termini: cc L'uomo nuovo del Congresso fu Francesco Ferrari modenese di 36 anni vecchio amico di Miglioli, ora una specie di rivoluzionario popolare. Non si direbbe che sia stato presidente della Federazione universitaria cattolica italiana. È un dialettico audace, nutrito di •cultura storica e razionalismo, disposto a non rifiutare alcuna conseguenza delle sue premesse democratiche ». L'intransigente direttore di La Rivoluzione Liberale il quale affermava c~e no~ era facile lavorare a vent'anni di scadenza, non poteva dunque non sentire s1mpat1a e forse una certa congenialità di spirito per l'uomo che con una oratoria scarna invitava a non farsi facili illusioni « sulla rapidità della maturazione dei frutti del nostro lavoro: dobbiamo operare paghi dell'approvazione della nostra coscienza ». [P. P.] [125] Bibliotecaginobianco

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