s'infervora, si accalda gradatamente che s'inoltra verso lo snodamento del veemente dramma di gelosia, di camorra e di morte fino a scattare in piedi, gestendo come un attore... La testa alta, .sulla quale già spuntano alcuni fili bianchi ch·e col tempo dovevano inargentarla tutta dandogli un'aria di civetteria settecentesca per lui, di filiale reverenza artistica per noi; lo sguardo corrusco; il. collo rotondo sgorgante dal robusto torace; la camicia da notte semiaperta e la giacca sbottonatasi nel gestire; la destra minaociosa che pareva impugnasse effettivamente l'omicida arma vendicatrice ... ». È un Di Giacomo insolitamente infiammato e drammatico, egli che di solito aveva un'aria di malinconica dolcezza. Non staremo qui a rinarrare .come dai sonetti si passò al dramma musicale (a Salerno il Giovanni fu interpretato da Caruso), e come da questo si passò al dramma teatrale. N è •Ci soffermeremo sulle critiche che i son'etti e i drammi suscitarono, diremo solo che il Doria segue passo passo tutto il movimentarsi della rispondenza pubblica, il variare della critica, l'affermarsi dei sonetti quale vera poesia nella bellissin1a critica che ne fece l'altro poeta napoletano così caro al Croce, Francesco Gaeta, e negli scritti d'el Croce, quello del quale abbiamo già parlato, pubblicato nel Fanfulla del 1895, e poi l'altro uscito nella Critica del 1903, che fu poi la consacrazione del poeta. Per chiudere diremo ancora qualcosa sulla miscellanea di autografi raccolti dal Croce. La raccolta comprende anche il famoso Arillo ,che il Croce trovò in Idea Nazionale del 1915, con sommo stupore perchè quel numero ove apparve l'Arillo era un numero unico tutto dedicato alla guerra: in mezzo alla prima pagina, ricca di infiammata retorica politica, spiccavano i versi ArilloJ animaluccio cantatore... Croce ne chies·e al Di Giacomo, e questi rispose candidamente: La poesia cc fu pubblicata per caso ... io, leggendo sbadatamente l'invito, credetti che si trattasse di un numero letterario! lvia spesso ci onora un arillo ... » [D. M.) Partito popolare e fascismo. Fra gli esponenti del popolari mo certa1nente il nome di Francesco Luigi Ferrari non figura come uno fra i più conosciuti anzi, fino a qualche anno ·fa, addirittura ignorato se non vi foss·e stata la pubblicazione, a cura di Ernesto Rossi, di un suo saggio di eccezionale interesse, L'Azione Cattolica e il regime ( edizioni Parenti), scritto in esilio a Parigi e consegnato manoscritto a Salvemini il quale avrebbe dovuto s·ervirsene per un libro sul pontificato di Pio XI. L'apparizione di quest'opera fu accolta con vivaci polemiche e proteste da parte cattolica la quale considerava la fatica del ~~errari improntata a nessun rigore scientifico e limitata soltanto ad una raccolta di citazioni tratte dalla Civiltà Cattolica, mentre apparve ai più - e a noi con loro - come lavo.ro di estrema importanza per chiarire, dall'interno, la posizione del movimento cattolico di fronte al fascismo e, particolarmente, l'attività di a•ccentramento operata dal Pontefice, di sentimenti conservatori, antiliberali, rispetto alle organizzazioni cattoliche ricondotte sotto Io stretto controllo delle autorità ecclesiastiche. Ora, a distanza di due anni circa, il nome di F. Luigi Ferrari torna nuovamente a circolare anche fra la più preparata e agguerrita storiografia ,cattolica dato che un'antologia dei suoi articoli pubblicati sul giornale milanese Il Domani d'Italia, è uscita nella collana cc Politica e Storia » diretta da Gabriele De Rosa con una prefazion·e di Luigi Sturzo e a cura di Giampietro Dore (FRANCESCOLUIGI FERRAR!: Il Domani d'Italia) Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1958). Sturzo in verità. Bibliotecaginobianco [124]
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