Nord e Sud - anno VI - n. 55 - giugno 1959

esso si possono leggere lettere del Di Giacomo al Croce e vedere il facsimile della lettera commossa che il Croce scrisse al Di Giacomo per ringraziarlo delle parole con le quali il Di Giacomo gli dedicava la raccolta delle sue poesie: « a voi, buon amico, quasi fratello - a voi, forse, più po-eta che filosofo, a voi buono e uguale». In fondo al volume il facsimile dell'autografo di A San Francisco del Di Giacomo con le correzioni del Croce. Sa.rà poi molto interessante leggere l'articolo del Croce che fu pubblicato nel Fanfulla della Domenica 1'8 dicembre 1895 a proposito dei sonetti di A San Francisco: una rarità bibliografica questa ristampa perchè ,l'articolo non è entrato nel corpus dell'opera crociana ed è quindi affatto sconosciuto. I disegni dello Scoppetta che illustravano i sonetti sono anch'essi riprodotti. Si aggiunga l'elenco di una raccolta di autografi digiacomiani, po·esie e canzoni, raccolti dal Croce in una miscellanea accuratamente rilegata e conservata nella sua biblioteca, ove fra l'altro sono spesso ricopiati di sua mano versi di Di Gia,como trovati sparsi qua e là: su un foglietto sono stati trascritti alcuni versi da un album, senza data, ma con l'annotazione cc circa 1890 ». È anch·e conservato in questa miscellanea un biglietto da visita del Di Giacomo (di cui si produce il graziosissimo facsimile) sul quale con in,chiostro violetto il Di Giacomo si sottoscriveva « allievo del Metastasio ». È questo un esempio delle estrosità del Di Giacomo, che tanto amò dilettarsi di scherzi e di denominazioni varie n·ello scrivere agli amici, e che variava continuamente calligrafia e 'colore di inchiostro a seconda d·ell'umore, e variava carta da lettere e le intestazioni di questa, con le famose cc pazzielle » di cui ha parlato con tanto garbo il Nicolini nel suo scritto sugli amici e frequentatori di B·enedetto Croce. Le lettere che il Doria presenta ed illustra ci danno aspetti vivi del carattere del Di Giacomo: ecco come si raccomanda a Corrado Ricci perchè lo faccia passare dalle biblioteche ( era bibliotecario della Lucchesi-Palli di Napoli) al Museo di San lVIartino: « Voi fareste opera buona e onesta, favorendo il mio desiderio. Pensateci. Pensate, caro amico che la vita è corta e una buona azione la migliora ... Voi potreste salvarmi ed io vi ricorderei come un b·enefattore del mio Spirito ... Pensateci. Io vorrei dovervi questo beneficio ». Il tono pressante della lettera non la priva di una sua estrosa originalità. Eccolo a riordinare la biblioteca di S. Pietro a Maiella: cc Forse tutto quello che nella biblioteca di San Pietro a Mai'ella era sconvolto sarà riordinato. Ho fatto prima di tutto spazzare la terrazza attigua alla sa1a antica, e v'ho fatto rimettere i vasi di fiori che vi teneva il buon Florimo: solo a costui si deve il buono che è là dentro. Non ho, nè avrò compensi dalla paran1a letteraria partenopea - ma già molti colombi, dalle chiese vicine e dai tetti, mi vengono a dire: Fai bene - ogni giorno ». Ma non rimise solo i vasi di fiori. Nella stessa lettera e sullo stesso tono vi è l'accento al ripristino di un camerotto per le « occorrenze » dei grandi e dei piccoli maestri d·el Conservatorio. Dice Doria cc un contrasto tutto napoletano ». Una vera ricostruzione, come dicevo, da tenere a modello per una ricerca erudita, è quella che fa il Doria della nascita dei sonetti di A San Francisco. I sette sonetti furono compiuti nella casa di Magnocava.Jlo, m·entre la madre del poeta era molto ammalata. Il primo lettore fu Benedetto Croce, il secondo il pittore Vincenzo Migliaro, il terzo Tommaso De Vivo, il quale tracciò con felici line·e il ritratto di Di Giacomo che legge i versi: cc Seduto dietro lo scrittoio comincia caldo, colorito, scandendo col manoscritto dinnanzi. .Mi sembra un placido pittore che dia da principio lievi pennellate sulla tela. Poi si ravviva 1 [123] Bibliotecaginobianco

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