CRONACALIBRARIA Ritorno di Bilenchi. È interessante veder riproporre da un autore come il Bilenchi, quasi per averne un nuovo giudizio critico, dopo vent'anni di silenzio, una raccolta di racconti (RoMANo BILEN-CHI, Racconti} Firenze, Vallecchi, 1958) che erano stati già tutti pubblicati tra il '30 e il '40 in riviste o in volume (eccetto uno, Il Pomeriggio, che è del 1957, ma che per tono e stile è molto vicino ai precedenti). Resta fuori della ristampa il romanzo Conservatorio di Santa Teresa, che è del 1940. Il Bile·nchi, dopo aver scritto qu'esti racconti tra i venti e i trent'anni, passò ad occuparsi di politica e di cultura, divenendo direttore di giornale e di rivista, in modo che non ci fu mai un suo ritiro dalla vita letteraria, bensì un diverso interesse posto ad essa. Ora con questa nuova edizione dei racconti, corretti, riveduti, snelliti, vien fatto di pensare che egli sia ritornato decisamente alla narrativa e che debba presto seguire una nuova sua opera che ci dica quanto ulteriormente è maturato in lui in questi ultimi anni. I racconti si possono dividere in tre gruppi: quelli scritti tra il 30' e il '31 (racconti sotto il titolo Dino e altri racconti), quelli scritti fra il '32 e il '36 (Mio cugino Andrea e Anna e Bruno), e i due racconti del '40 La siccità e La miseria. Pietro Pan,crazi nel 1938 scrisse che il Bilenchi era uno di quei pochi giovani che al primo libro sanno trovare il tono giusto, il tono che corrisponde al loro animo vero e che serve ad esprimerlo. E si riferiva soprattutto a 1\1io cugino Andrea ed a Anna e Bruno. Nei primi racconti, infatti, quel tono tanto apprezzato dal Pancrazi è come mortificato, ci troviamo dinanzi più studi e bozzetti che veri e propri racconti, e la lettura è resa difficile proprio da quel tono volutamente scarno re nudo che non poche volte rischia di divenire piatto, incolore e impreciso, mentre i fatti distaccati e come tipizzati stentano a configurarsi in stati d'animo e in drammi umani. Ma si d'eve fare un altro discorso per i racconti del secondo gruppo, Il bambino, Un delitto, Una scena, Il capitano, che danno segni che l'autore si sta facendo le ossa; resta sì ancora qualcosa di sospeso, di non detto e solo accennato, ma lo studio psicologico ,e di ambiente è più curato e approfondito, la commozione scaturisce dai fatti narrati con una secchezza ch·e può ancora infastidire, ma che ha già vivezza di espressione e verità di rappresentazione. Su un piano del tutto diverso, non più di esperimento e di ricerca di stile, ma di possesso di esso, siamo con i racconti La casa, Mio cugino Andrea, Un errore geografico, e Anna e Bruno: lo studio si è fatto rievocazione di vita, l'ambiente si è allargato, arricchito e [120] , Bibliotecaginobianco ..
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