tocento, tutta una disperata caparbieta, una cieca volontà di negazione del1' essenza ambientale del vecchio centro; senza purtroppo la chiaroveggenza ed il coraggio di volere il «nuovo>>, oltre che di rifiutare l'« antico>>. E tuttavia, in questo paesaggio urbano anonimo, privo della viva e spiccata caratterizzazione ambientale del centro storico, sussiste quel minimo di corretta coerenza formale, che manca invece del tutto alle assurde appendici edilizie delle . espansioni più recenti. Qui un malinteso intento pseudo-razionalista ha configurato un'ingenua, banale trama viaria rettar1golare, nei cui lotti l'edilizia - in prevalenza costituita da case unifamiliari, secondo una tradizione pienamente accettata - si è manifestata in maniera assurda ed arbitraria. Nei nuovi agglomerati, si pretende poi trasferire tutti gli elementi che definiscono l'ossatura sociale ed economica della vecchia città; il risultato non può essere che una tragica stonatura, un completo fallimento urbanistico. In effetti, la contraddizione di fondo (che mina alla radice, organicamente, ogni possibilità, per questi nuovi episodi urbani, di costituire una espressione legittima .e felice) sta nel fatto che i nuovi agglomerati muovono in una direzione contraria a quella di spostamento delle strutture economiche agricole, e conseguentemente di modificazione della composizione sociale. Le ragioni prime della loro inaccettabilità stanno, assai più che nelle carenze formali, costruttive, etc., nel fatto che essi non rappresentano l'espressione, al livello urbanistico, del tentativo di riequilibramento del rapporto tra popol2zione e territorio che - principalmente attraverso la riforma fondiaria - è in corso, anche se appena avviato. La loro qualità ambientale è negativa perchè volta al passato, a strutture e rapporti che stanno per essere travolti o trasformati, prima ancora che per la totale mancanza -di soluzioni spaziali ed edilizie qualificate. O meglio, l'una cosa condiziona l'altra. In questa autentica lacerazione, tra la esigenza della proiezione in un futuro che va verso la tecnica e la « resistenza » a svincolarsi da un mondo culturale sostanzialmente di tipo magico (con tutte le implicazioni che ciò comporta al livello strutturale e soprastrutturale), si esprime in sintesi l'attuale momento della «regione»; ed è logico che nei nuclei urbani (che dell'ambiente nella sua totalità mediano le varie componenti per esprimerne una forma complessa) questo dissidio assuma caratteri particolarmente accentuati. (Continua) [119] Bibliotecaginobianco
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