Oggi che la legge sulla formazione delle aree e dei consorzi industriali sembra sul punto di divenire una realtà operante, queste considerazioni sono quanto mai significative. Noi abbiamo vissuto un'esperienza singolare come quella della pc litica edilizia nell'ultimo decennio: le ripercussoni immediate e dirette di questa politica sugli organismi urbani hanno chiarito le colpe inerenti alla mancata programmazione degli interventi economici ed urbanistici. Possiamo solo aggiungere, alle considerazioni che da questa stessa esperienza derivano, e che valgono in rapporto ad ogni analoga prospettiva di intervento, che, mentre una fase di nuovi interventi pubblici e privati sembra oggi aprirsi, essa deve essere messa al riparo di errori e carenze che fatalmente sarebbero questa volta ancora più gravi, ripercuotendosi forse irreparabilmente sui centri interessati a tali interventi. Alla astratta mitologia della <<ruralità>>,occorre contrapporre la concretezza del bagaglio metodologico oramai acquisito da parte della cultura «meridionalista » più qualificata; e la esplorazione della realtà urbanistica ,di questa o quella regione del Mezzogiorno, con tutte le sue contraddizioni, i suoi fermenti, le sue «resistenze>>, i suoi impulsi, consentirà di aprire una discussione util~ intorno al rapporto fra insediamenti e hinterland nell'Italia meridionale, anche se questo rapporto non può ovviamente diventare oggetto di approssimative generalizzazioni e .di generiche tipologie. Ai fini della nostra esplorazione abbiamo scelto due regioni che sono omogenee (nel senso che si diceva) e che ci sono sembrate abbastanza tipiche, l'una in movimento, l'aìtra immobile: il Vulture ed il Cilento. Di entrambe si può dire che non c'è un centro urbano che eserciti una funzione nettamente egemone; ma i vari nuclei intervengono in modo più o meno equilibrato nel rapporto complessivo che corre fra gli insediamenti e l'hinterlan·d. D'altra parte, si tratta di regioni che, in base ai dati del movimento migrato.rio, si presentano come rappresentative di situazioni e di prospettive quanto mai diverse. La «regione» del Vulture Il massiccio ,del Vulture, da cui il territorio 1 della « regione » trae il nome, domina incontrastato un. singolare quadro paesistico lucano, che dalle ultime propaggini dell'Appennino degrada dolce verso il Tavoliere, Bibliotecaginobianco. [108]
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