centri di maggiore grandezza demog·rafica. E' chiaro che il maggiore incentivo a tale tipo di migrazione è rappresentato dal basso reddito della agricoltura, e dal pauperismo rurale della zona; ma, specie nelle regioni più progredite, non è estraneo, tra le cause concomitanti che sono alla base del fenomeno, anche il livello persistentemente basso dell'abitazione rurale, in connessio11econ la mancanza di attrezzature collettive. E' vero che, dato il considerevole gr1do di sottoccupazione esistente in molte zone agricole dell'intera Europa, alcuni governi non si allarmano - e ben a ragione - per l'intensa migrazione dalla campagna verso la 1 città, es.. sendo detta migrazione un fenomeno irreversibile e - per una serie di ragioni già molte volte esaminate in queste pagine - salutare. Giova tuttavia avvertire che se le condizioni delle nostre campagne permarranno, sotto il rispetto edilizio, allo stato attuale, le migrazioni interne dalla campagna vers·o l'industria ne risulteranno ulteriormente accelerate e moltiplicate. E' in base a queste condizioni~ infatti, che ,deve spiegarsi lo abbandono, da parte delle popolazioni rurali, di zone non propriamente povere (specie nelle regioni più settentrionali), suscettibili anzi, in qualche caso, di miglioramenti e di incrementi produttivi. Anche il fenomeno dell' e~odo rurale, quindi, si connette strettamente al problema dell'edilizia, e dovrà essere tenuto presente nel formulare una politica dell'abitazione: perchè se è giustificato incoraggiare l'emigrazio-- .. ne dai terreni poveri, ,del tutto refrattari a trasformazioni economicamente utili, bisognerà d'altronde, anche mediante un'adeguata programmazione edilizia, fare in modo che le popolazioni delle zone agricole più favorevoli possano protrarre la loro permanenza in loco (14). E' naturale che per sopperire ai naturali disagi della vita in campagna bisognerebbe cercare di « centralizzare » al massimo l'abitazione rurale (diminuen1do in tal modo i costi di costruzione), finanziare servizi pubblici adeguati (sia 11elsettar~ tecnico che in quello delle comunicazioni, (14) Confrontando il guadagno dei lavoratori agricoli con quelli dei lavoratori addetti all'industria, ci avvediamo che nel 1954, rispetto ai lavoratori impiegati nelle industrie manifatturiere (ed assumendo tale salario == 100), il guadagno dei lavoratori agricoli rappresenta, in Danin1arca, il 63 %, in Finlandia il 56 %, in Francia il 64%, in Irlanda il 591~, in Italia il 64 per cento, in Norvegia il 75 per cento, in Svezia il 65~{~nel Regno Unito il 57;~- / BibliotecaginobiancQ [100]
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