Nord e Sud - anno VI - n. 53 - aprile 1959

tardo-ottocentesca di marca toscana, la quale continuava a dettar legge in special modo nella novellistica per l'infanzia, sorretta - com'era - dall'autorità di una schiera di scrittori di vario pregio che << facevano testo » in materia (dal Fucini giù giù fino a Collodi e Yorick). Una prosa - giova aggiungere - la cui prepotente << paesanità » diventava di anno in anno più stucchevole, facendo tutt'uno con il contenuto idillico-didascalico di gran parte dei racconti del GiornaHno (7). È, dopotutto, ragionevole arguire che quando sulle pagine del settimanale fiorentino non faceva la sua comparsa il volto truce del vecchissimo Francesco Giuseppe, l'imperatore del capestro, ricettacolo dell'odio nazionale, la noia vi dovesse dominare sovrana. Gli esordi narrativi erano, generalmente, di questo tipo (e si trattava spesso di racconti che si trascinavano per puntate e puntate): « Sotto la cresta cigliuta, sotto la grotta, correa precipite fin giù al piede « del monte un greto qua e là popolato di massi tenuti per miracol d'equi- « libriio. Nino avea tentato di raggiungere la cresta inerpicandosi di fianco; « ma, perchè ad ogni passo il piede scivolava, tornò addietro per andar crine « crine a raggiungere il ciglione dell'altra spalla del monte che per un po' « pianeggiava. Quando Bastiano e Pietro, che avevan già raccolti e legati due « fascioni d'ampelodesmo, videro che Nino tornava addietro, gli gridarono: « - Scendi, scendi presto! « E sedettero a ridosso ai fasci. Ma come scorsero il compagno che s'iner- « picava nuovamente, si guardarono perplessi e, levandosi -di scatto, e giun- « gendo le mani attorno alla bocca, gridarono: « - Nino, Ninooo, oh che ti vai a perdere, oh che ti vai a perdereee? « Attesero ansiosi, ma non udirono alcuna voce; soltanto videro ch'egli, (1) Dei due distinti filoni di cui si componeva la vena giornalistica di Vamba (quello narrativo-birichinesco del Giornalino di Giamburrasca e quello patriottico-panphlettistico di / bimbi d'Italia si chiaman Balli/a, Italia! Italia!, O Patria mia, ecc.) il settimanale andò legandosi sempre più strettamente al secondo, fino a diventare poco meno che un organo d'intervento politico. La sezione più propriamente narrativa - che pure continuava ad ottenere uno spazio rilevante nel giornale - con il passare del tempo venne affidata ai redattori più «passatisti» e pedanti. Non è un caso che Il Giornalino della Domenica non sia riuscito, nella sua pur lunga esistenza, ad esprimere un solo personaggio, una sola maschera umoristica o patetica di cui qualcuno si ricordi ancora. [83]

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